Lazio in lutto: è morto Uber Gradella
storico portiere degli anni Quaranta

Lazio in lutto: è morto Uber Gradella storico portiere degli anni Quaranta
di Carlo Santi
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Martedì 6 Gennaio 2015, 10:22 - Ultimo aggiornamento: 12:25
È morto Uber Gradella. Lo storico portiere biancoceleste aveva 93 anni. Da anni Uber viveva nella sua casa romana sulla Cassia dopo aver lasciato la sua attività, gestore della Bottega dello Sport a piazza Mancini, punto di ritrovo di moltissimi sportivi che andavano da Gradella per scambiare con lui opinioni o solo per chiedere un consiglio.

Nato a Mantova il 14 giugno 1921, Uber è stato grande amico di Silvio Piola. Il suo arrivo alla Lazio è avvenuto nel 1940 proveniente dal Verona, e vi rimase per tutti gli anni ’40. Con la maglia biancoceleste Uber ha giocato 161 gare tra campionato di serie A, Coppa Italia e campionati di guerra.

Ricordare Uber per chi lo ha conosciuto, nel momento dell’addio, è difficile. C’è l’immagine dell’uomo di grande gentilezza, lo sportivo vero che aveva sempre una parola di conforto per tutti, anche per chi lo aveva tradito. Raccontava molto del suo passato, e le sue erano storie entusiasmanti, in bianco e nero come in bianco e nero erano i poster appesi nel suo piccolo ufficio nel seminterrato del suo negozio. Un volo in porta, gli anni belli della giovinezza. E ci ricordava com’era il calcio allora, il pranzo in trattoria con i compagni a piazzale Flaminio, il tram per raggiungere lo stadio e giocare. Qualche volta un salto in sede, che allora era in via Frattina, un ritrovo per tanti, mica un bunker o un luogo da difendere. Si parlava, si discuteva, c’era il calcio, c’era lo sport: era tifo sano.

Amava il contatto con gli altri, gli amici, gli sportivi. Alla festa per il suo novantesimo compleanno erano in tanti per lui. Quel 14 giugno del 2011 ha vissuto un giorno bellissimo, l’abbraccio di Felice Pulici, di Ernesto Alicicco sfogliando l’album delle sue fotografie. Un giorno gli regalammo due giornali dei suoi anni d’oro alla Lazio, due giornali trovati in un mercatino. A casa sua, con la moglie Magda, con il figlio Massimo e Monica, la prima di tre sorelle, si è emozionato con quelle pagine tra le mani.

Arrivato a Roma nel 1940 nella Lazio di Silvio Piola, suo gradissimo amico, ha giocato 21 partite mostrando il suo valore. Poi, nel 1942-43, gli anni della guerra, è finito a Biella e, l’anno successivo, il 1944, al Novara. Intanto Pozzo, il cittì della nazionale, lo seguiva con attenzione.

A Roma, Uber è tornato nel 1945 per giocare nel campionato romano prima di tornare nella seria A che nel 1947-48 era ripresa. L’anno seguente, il 1949, lo ha visto vittima di un grave infortunio. Nel febbraio di quell’anno, a due minuti dalla fine di Atalanta-Lazio, Gradella si è infortunato gravemente al ginocchio sinistro rimanendo fuori per oltre un anno. Il suo posto è stato preso da Sentimenti IV e quando è guarito, piuttosto che giocare con un’altra squadra avendo avuto dalla Lazio la lista gratuita (allora c’era il cartellino che era di proprietà della società) ha preferito abbandonare l’attività.

Nel frattempo, nel 1946, la Lazio non aveva soldi per pagargli l’ingaggio ma lo ha aiutato ad aprire la sua attività commerciale di abbigliamento e attrezzature sportive dando vita al marchio Gradella Sport. E proprio nel suo negozio, Uber aveva contatti con il mondo sportivo, quello del Coni e delle Federazioni.

Non di rado, tra le mura della sua Bottega dello Sport andava Giulio Onesti, il presidente del Coni, che amava discutere per ore con Gradella andando da lui a piedi dal Palazzo H. Ma non solo lui, non solo il grane capo dello sport italiano, il dirigente più bravo di tutti: la “sua” Bottega era meta di tanti personaggi importanti.

Gradella, molto amato dai tifosi, incarnava davvero la lazialità, dentro e fuori dal campo. Era un giocatore corretto, aveva grande signorilità e gentilezza che ha sempre portato la Lazio nel cuore. Nel 2011, in occasione della commemorazione di Silvio Piola, si è presentato all’Olimpico per ricordare l’ex campione e suo grande amico, ricevendo l’abbraccio del popolo biancoceleste.

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