Parte la caccia all'uomo di Conte
«In azzurro solo grandi persone»

Mario Balotelli
di Ugo Trani
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Martedì 19 Agosto 2014, 23:06 - Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 12:33

Antonio Conte preferisce parlare di uomini e non di soldi. Anche se poi le domande sono soprattutto sul suo ingaggio che per la prima volta è da club anche in Nazionale. Di milioni euro il nuovo ct ne avrà tanti anche dalla Figc e dalla Puma, degli altri non sa ancora quanti ne troverà nel nostro campionato. E questo sembra il suo più grande problema. Se l'ex allenatore della Juve, per vincere in Europa, al presidente Agnelli chiedeva i top player, per ravvivare l'azzurro spento dal mondiale ora cerca grandi persone. E' la grande differenza saltando da Vinovo a Coverciano. In 35 giorni cambia idea al momento di costruire il gruppo.

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Chissà che gli avranno raccontato Buffon, Barzagli, Chiellini, Bonucci, Pirlo e Marchisio al ritorno dal Brasile.

Di Balotelli con la fidanzata in spiaggia e di Cassano con la suocera in piscina. Non solo quei due che si buttano spontaneamente sotto i riflettori. Pure tanti altri. Del gruppo vacanze al resort di Portobello. Di uomini e comportamenti parlò proprio il portiere-capitano. Anche De Rossi. Mancò l'unione. Per Tavecchio il leader è Conte. Per il ct i leader mancano. Sono da trovare. Fuori del campo prima che dentro. Anche quando stanno al mare, in famiglia e a casa. Al telefono o davanti al computer. Codice etico, no grazie. Educazione e altruismo ne servono. In strada, in partita e in assoluito in pubblico. Evitando i pugni come i tweet. Mettendo passione e in questo caso nemmeno Pirlo ha il posto assicurato (sempre che voglia tornare) e togliendo presunzione. Caccia all'uomo, dunque. Senza cattiveria.

ALLENATORE E NON CT

Il resto è Conte. Che si presenta con concetti semplici: squadra con la maiuscola, talento a disposizone del gruppo, nessuna convocazione scontata e nessuna ingerenza dagli sponsor sui giocatori da chiamare, mentalità vincente e ansia positiva da chiamata. Niente di nuovo per chi conosce la sua carriera. Dalla gavetta in su, sempre lui. Aggressivo e concentrato, senza mai staccare la spina. E senza rischiare black out agonistici. Da calciatore prima e da tecnico poi. Serio e professionista, avverte che dando tutto se stesso sarà brutto per gli altri (giocatori e dirigenti) non comportarsi come lui. Che, a proposito di comportamenti, non dimentica Scommessopoli. Nemmeno gli altri, però.

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