Movida, Giuseppe Pio in coma dopo un pugno: ventunenne finisce sotto processo

Giuseppe Pio D'Astolfo
di Walter Berghella
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Martedì 7 Maggio 2024, 07:53

Aggressione a Giuseppe Pio D’Astolfo, oggi 21 anni, finito in coma dopo un pugno ricevuto, il gip del tribunale dei minori dell’Aquila ha rinviato a giudizio l’allora minore lancianese G.P.G., difeso dall’avvocato Vincenzo Menicucci. Processo fissato al 2 ottobre. La procura minorile ha modificato l’imputazione, dopo nuove perizie mediche, in lesioni gravissime e aggravate che superano il 74% e una disabilità persistente, consistente in un significativo deficit della sfera cognitiva, relazionale e comportamentale, tale da impedire una ripresa funzionale in ambito familiare, sociale e lavorativo, con la presenza di una alterazione fisiognomica che incide sulla propria immagine.

L’aggressione al lancianese Giuseppe Pio, allora 18 anni, avvenne all’ ex stazione Sangritana dove era in corso la movida serale.

Il giovane, patrocinato dall'avvocato Giovanni Mangia, che chiederà i danni, era stato colpito da un pugno alla tempia sinistra, che successivamente gli procurò il coma. Nella brutta vicenda furono coinvolti altri due minori non imputabili perché avevano 13 anni. Sul caso il difensore Menicucci ha deciso di non ricorrere a patteggiamento e rito abbreviato scegliendo il rito ordinario. «Il mio assistito non è l’esecutore materiale del pugno e non è stato lui a scagliarsi contro D’Astolfo - dice Menicucci. Lui era lì presente con altre persone non sotto processo; nessuno è intervenuto. Sulla prospettazione di concorso morale di altra persona per non aver evitato il pugno, va detto che non era prevedibile da parte di un minore».

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