«Viene anche Lapo alla festa», azienda truffata: 47enne condannato

Presunto organizzatore di eventi vanta amici Vip: «Così la vostra impresa cresce»

La giudice monocratica Claudia Di Valerio
di Teodora Poeta
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Giovedì 22 Febbraio 2024, 08:47 - Ultimo aggiornamento: 08:49

Si è vantato di avere conoscenze importanti nel settore della moda, dello sport e del jet set internazionale che sarebbero potuti intervenire ad aventi per pubblicizzare e far crescere un’azienda teramana, ma era invece una truffa. Artefice di tutto un 47enne di Firenze, domiciliato a Francavilla, in provincia di Chieti, condannato, ieri, in primo grado dalla giudice monocratica Claudia Di Valerio ad un anno e 5 mesi di reclusione per truffa e appropriazione indebita (pena sospesa) e ad una multa di 900 euro oltre ad una provvisionale di 20mila euro. A costituirsi parte civile (rappresentata dall’avvocato Luca Di Edoardo) la legale rappresentate della società teramana alla quale nel 2019 il 47enne aveva promesso di organizzare eventi con nomi altisonanti.


Tra gli invitati per richiamare ospiti e riempire la sala sarebbe dovuto arrivare anche uno degli eredi della famiglia Agnelli, Lapo Elkann. Questo, almeno, era quello che il presunto organizzatore di eventi aveva prospettato a tutti in azienda di Teramo, fingendo, a quanto pare, telefonate mentre era al lavoro e continui contatti con le sue presunte conoscenze.

In realtà il 47enne era riuscito ad ottenere il lavoro rispondendo a un annuncio in cui la società teramana cercava un rappresentante commerciale. Dopodiché sarebbe stato lui stesso a chiedere di poter fare altro a causa di una malattia che gli avrebbe impedito di andare in giro. Da lì la sua proposta di organizzare eventi grazie alle sue conoscenze acquisite con l’esperienza lavorativa «in realtà inesistente», si legge nel capo d’imputazione. In fase di arringa, l’avvocato difensore, Italo Di Fabio, ha sostenuto che «gli eventi organizzati dell’imputato non avrebbero avuto la partecipazione sperata dall’azienda».

Ma secondo l’accusa, così come per la parte civile, invece, le cose sarebbero andate diversamente e in particolare il 47enne con artifici e raggiri avrebbe fatto credere di avere una rete di conoscenze inesistenti per l’evento programmato per il 13 dicembre 2019, percepito, così, un ingiusto profitto di 3.800 che comprendeva la sua collaborazione, oltre all’uso dell’auto aziendale con carburante e pedaggi autostradali e i costi di pernottamento in caso di trasferte per tutta la durata di quel rapporto di lavoro. Soldi ai quali la società ha dovuto aggiungere anche le spese per l’organizzazione dell’evento pubblicitario al quale non hanno mai partecipato i vip che loro speravano e che sarebbero dovuti arrivare in elicottero. Motivo per cui il 47enne aveva pure chiesto di sistemare una pista per l’atterraggio. In qualità di collaboratore la società gli aveva fornito anche un notebook che il 47enne non ha mai restituito, per cui è finito a processo, ed è stato condannato sempre in primo grado, anche per appropriazione indebita.

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