Addio Rita, regina della marcia
e stella dell'atletica italiana

Addio Rita, regina della marcia e stella dell'atletica italiana
di Carlo Santi
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Venerdì 22 Maggio 2015, 06:16 - Ultimo aggiornamento: 10:41
Rita lucente non c'è più. La piccola grande donna di Gioiosa Marea, campionessa vera, stella della marcia azzurra, se n'è andata: Annarita Sidoti aveva solo quarantacinque anni, un marito e tre bambini, Federico, Eodardo e Alberto. Un tumore se l'è portata via e contro il male atroce, scoperto nel 2009 quando era al settimo mese di gravidanza di Alberto, Rita ha lottato disperatamente fino all'ultimo. Rita ha raccontato la sua disperazione, il suo dramma nell'inverno di due anni fa. Lo ha fatto con un coraggio straordinario, in una scuola media di Lomello, in quella campagna dove Annarita Sidoti si è allenata a lungo frequentando la scuola della marcia di Sandro Damilano. Quel giorno a Lomello Rita ha ritrovato i compagni e le compagne di allenamento dei giorni felici quando era una vincente e quando, con Elisabetta Perrone, Erika Alfridi, una giovane Elisa Rigaudo, ha fatto parte di una squadra quasi imbattibile. Vincente e soprattutto leonessa, Rita, nonostante il suo metro e cinquanta di altezza che la faceva apparire una bambolina, capace di mettere in fila le dominatrici del tacco e punta della Russia tenendole sempre a distanza. In pista e sulle strade Rita lottava; la sua lotta l'ha trasferita nella battaglia impari contro il male. Con forza, con determinazione, è andata avanti. Non poteva mollare, lasciare spazio al male: Rita aveva una famiglia, un marito, Pietro che è medico e sapeva perfettamente la sorte della sua Rita, aveva i figli piccoli (Federico ha 11 anni, Edoardo 10 e Alberto quasi 6) da crescere. «Hanno bisogno della mamma», ripeteva Rita che andava avanti con il solito sorriso.

Aveva imparato dallo sport a non arrendersi mai: Rita sapeva che una sconfitta non doveva farla arrendere ma bisognava ripartire subito. È andata avanti così nella sua disperata lotta contro il cancro, il maledetto avversario, cinque operazioni in ogni parte del corpo, l'ultima a ottobre 2013 al fegato. Pochi giorni dopo ha avuto la forza di raccontare la sua storia e lo ha fatto con ragazzi di una scuola media a Lomello ai quali ha parlato dei valori e della bellezza dello sport. Ha raccontato le sue gare, i suoi sogni di ragazza del sud diventata campionessa. Ha raccontato, soprattutto, che lo sport è scuola di vita.

Come dimenticare quel soldo di cacio a Spalato, Europei del 1990? Come dimenticare il sorpasso alla russa Olga Kardopolseva e a Ileana Salvador per vincere il suo primo oro continentale nella 10 chilometri? Dopo l'argento nell'edizione di quattro anni dopo a Helsinki, Rita è tornata al successo a Budapest 1998 precedendo l'amica Erica Alfridi. Prima, però, Stella Sidoti è diventata regina mondiale ad Atene superando ancora la rivale di Spalato, la russa Kardopolseva. Era, quello, il suo quarto mondiale dei sei disputati, l'ultimo a Edmonton nel 2001.
Il sorriso lucente di Rita, il vestitino spesso nero, la sua felicità e la sua voglia di vivere. Ricordiamola così, nei giorni di gloria. La sua era una vita in marcia che le ha regalato con solo i successi tra Mondiali ed Europei ma anche tre presenze alle Olimpiadi, la prima a Barcellona '92, l'ultima a Sydney 2000 dove la distanza era diventata quella dei 20 chilometri, meno congegnale alla Sidoti. Campionessa, moglie e mamma ma anche attrice per divertimento con un'incursione cinematografica - anno 1998 - nel film, duro e spietato, “Le complici” diretto da Emanuela Piovano. La sua è stata una vita in marcia che le ha regalato successi internazionali ma anche dieci titoli italiani e 47 maglie azzurre. Sul lungomare di Gioiosa Marea ha cominciato la sua avventura sostenuta da Carmela Aiello, la sua insegnate di educazione fisica alle medie. Salvatore Coletta l'ha forgiata nelle file della Tyndaris Pattese, il suo storico club. Lei, ragazza del Sud, il Sud non lo ha mai lasciato e oggi la saluterà nell'ultimo viaggio nella sua Gioisa Marea.