Boxe, Tyson Fury rinuncia ai titoli dei pesi massimi per disintossicarsi

Boxe, Tyson Fury rinuncia ai titoli dei pesi massimi per disintossicarsi
di Stefano Buttafuoco
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Giovedì 13 Ottobre 2016, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 13:47
Il 28 Novembre del 2015 aveva sconfitto “Re” Klitschko a Dusseldorf tra lo stupore generale degli oltre 50.000 spettatori accorsi alla Esprit Arena per assistere ad una sfida mondiale che appariva chiusa nel pronostico a favore dell’ucraino. Ma lui, l’inglese Tyson Fury, un gigante di oltre due metri di altezza proveniente da una famiglia nomade irlandese, riuscì nell’impresa. La sua boxe - stilisticamente discutibile ma efficace - coniugata ad una personalità dirompente ebbero la meglio sul più tecnico Klitschko che quella sera scesa dal ring annichilito dall’esito del combattimento e con un'unica idea in testa: la rivincita. A distanza di quasi un anno l’attesa sfida non ha mai avuto luogo e mai l’avrà. Il campione in carica - attraverso un suo comunicato ufficiale - ha ufficialmente lasciato vacanti i titoli Wba, Wbo e Ibo dei pesi massimi per concentrarsi su una battaglia ancor più difficile e dura di un Campionato del Mondo, quella contro la dipendenza dalla cocaina. Dopo essere stato trovato positivo ad un controllo antidoping effettuato il 22 settembre dalla Voluntary Anti-Doping Association (VADA) il pugile britannico ha finalmente preso atto del suo problema ed ha saggiamente deciso di fare un passo indietro: “Penso sia giusto e onesto per il bene della boxe che i titoli rimangano attivi e sia data l’opportunità ad altri contendenti di battersi per le corone vacanti che io ho orgogliosamente conquistato contro l’indiscusso campione mondiale dei pesi massimi Wladimir Klitschko, a lungo dominatore della categoria. Ho vinto i titoli sul ring e credevo che avrei dovuto perderli sul ring. Ma non sono in condizione di difenderli e così ho preso la decisione di rendere ufficialmente vacanti i miei titoli mondiali. Ora sarò impegnato in un’altra durissima sfida della mia vita. Spero che, come ho fatto contro Klitschko, riesca a uscirne vincitore.”

Laconico il commento del suo promoter Mike Henessy: “Credo che Tyson resterà il campione agli occhi di tutti. È triste vederlo abbandonare quello che ha conquistato con tanta fatica. Ma ora deve dedicarsi a una lottta più dura, con l’aiuto della famiglia, degli amici e di tutto il mondo della boxe.” La famiglia di Fury ha una lunga tradizione pugilistica. Suo padre negli anni 80 era un forte bareknuckle boxer (pugile a mani nude), disciplina diffusissima in Irlanda soprattutto tra le famiglie nomadi, e suo cugino Andy Leee è stato campione Wbo dei pesi Mediomassimi. Il pugile britannico, dopo aver rappresentato a livello dilettantistico sia l'irlanda che l'inghiterra, era passato professionista nel 2012 ed era imbattuto dopo venticinque incontri, diciotto dei quali vinti per Ko. Avrebbe dovuto incontrare Klitschko il 29 ottobre prossimo ma il match era stato rinviato a data da destinarsi a causa di “problemi di salute mentale” dichiarati dal suo staff. Era inoltre sotto indagine anche per una presunta positività al nandrolone e si sarebbe dovuto presentare ad un’udienza della WADA il prossimo 4 novembre. Una situazione insostenibile che si protraeva da troppo tempo, conclusasi con questo comunicato ufficiale che ha messo la parola fine ad ogni ipotesi sul futuro del controverso pugile britannico. Ora si aprono scenari impensabili fino a qualche mese fa, che stanno suscitando un ritrovato interesse nei confronti di una categoria di peso (quella dei massimi) che aveva perso negli ultimi anni molto del suo tradizionale appeal. Ci riferiamo ad un sempre più probabile incontro tra l’astro emergente Antony Joshua e l’ex campione Wladimir Klitschko. I due clan sarebbero già d’accordo così come le televisioni (Sky Sports e RTL Germania) che avrebbero dato il loro consenso. La data sarebbe il 10 dicembre e il teatro dell’evento la Manchester Arena.

Anthony Joshua nasce ventisei anni fa a Watford, una piccola cittadina a 25 km da Londra. Si tratta di un atleta dal fisico possente (1.98 di altezza per 106 chili di peso forma) che ha iniziato a praticare il pugilato relativamente tardi, a diciotto anni, trascinato in palestra dal cugino Ghenge Ileyemi, allora campione britannico dei pesi massimi. Da giovane aveva un carattere decisamente irrascibile ed il calcio - la sua prima passione sportiva - non riusciva a placare la sua irrefrenabile irruenza, così come l’atletica (ha un record personale sui 100 metri di 10.88). Nel 2011 fu arrestato con l'accusa di spaccio di droga. Gli furono rinvenuti 200 grammi di cannabis nel corso di un controllo per eccesso di velocità. Si dichiarò colpevole, fu sospeso dalla squadra nazionale inglese e condannato a dodici mesi di servizi sociali e cento ore di lavoro non pagato. Scontata la pena, grazie all’aiuto di Lennox Lewis e Carl Froch, riuscì a rimettersi in riga ed a prendere il treno per i Mondiali di Baku dove vinse l’argento, perdendo in finale per un solo punto contro Medzhidov. L’anno dopo, nel 2012, il trionfo alle Olimpiadi di Londra dove ebbe la meglio in finale del nostro Cammarelle e - prima di lui - del favorito cubano Savon. Due match molto equilibrati, secondo molti vinti con la compiacenza dei giudici, che fecero comunque concentrare sull’inglese le attenzioni dei più importanti organizzatori. Tra questi, per il suo passaggio al professionismo, scelse Eddy Hearn, presidente della Matchroom, abile a stipulare un contratto milionario con Sky Sport Tv per la trasmissione dei primi match del suo assistito ed a mettergli a disposizione - oltre ad uno staff tecnico eccezionale - un mentore a cui chiedere consiglio per ogni situazione del calibro di Lennox Lewis.

Oggi, dopo tre anni di professionismo e diciassette vittorie prima del limite, AJ (questo il suo soprannome) è un uomo molto diverso rispetto a quando aveva diciassette anni e trascorreva gran parte delle sue giornate tra le baby gang della sua città.
Sicuramente più ricco e famoso ma anche più pacato, razionale e posato. Ama leggere e si diletta a scrivere poesie di cui va orgoglioso non meno dei Ko inflitti ai suoi avversari. La boxe - non finisce mai di ripetere - gli ha salvato la vita, tanto da considerarla il suo vero “angelo custode”. Insomma, un personaggio che sembra essere stato studiato a tavolino anche nelle sue contraddizioni, solido sul ring e mediaticamente efficace come una star del cinema. E’ bello, forte, maledetto ma sensibile e soprattutto ha una dote che non ha nessun peso massimo dai tempi di Mike Tyson: quella di attirare su di se il grande pubblico e di emozionare. Ha conquistato il Titolo Mondiale IBF lo scorso 9 Aprile strapazzando l’americano Charles Martin (pugile fino ad allora imbattuto) e lo ha difeso tre mesi dopo contro Dominic Breazeale. Ma per passare alla storia serve un match memorabile e lo scontro con un avversario altrettanto carismatico che potrebbe essere rappresentato proprio dal colui che ha dominato la categoria dei pesi massimi per più un decennio e cioè Wladimir Klitschko. Ed allora prepariamoci per quello che già in molti definiscono il match dell’anno. Due generazioni a confronto, due stili contrapposti nella vita come sul ring, per un'unica cintura in palio.
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