Carolina Kostner : «I miei errori del passato per un futuro nuovo»

Carolina Kostner : «I miei errori del passato per un futuro nuovo»
di Mario Nicoliello
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Mercoledì 18 Gennaio 2017, 12:40
ROMA Il conto alla rovescia è agli sgoccioli. Mercoledì prossimo Carolina Kostner tornerà in gara in una grande manifestazione, pattinando il programma corto agli Europei di Ostrava. Venerdì 27 toccherà al libero.
Carolina, cosa si aspetta dalla rassegna continentale?
«Arrivo in Repubblica Ceca contenta per il lavoro fatto. Alla soglia dei 30 anni è bello emozionarsi di fronte a un appuntamento importante, la maturità ti insegna a gestire le emozioni, a farle tue e a viverle nel modo giusto».
Su quali colonne sonore si esibirà?
«Due musiche differenti, ma emozionanti e coinvolgenti. Un solo di John Bonham, moderno e grintoso. E poi l'arte italiana attraverso le note di Vivaldi».
Che costumi indosserà?
«Quelli dello stilista Gianni Sapone con cui ho condiviso motivi e tessuti. È fondamentale che il costume sia adatto a musica e coreografia. Il pattinaggio è una combinazione di elementi che possono creare un'opera d'arte».
Cosa si prova a gareggiare dopo una lunga assenza?
«Emozione, ma anche gioia per la ripresa di un percorso interrotto. L'evoluzione interiore avuta in questi due anni mi sta facendo godere tutte le emozioni».
Hai mai pensato al ritiro?
«No, perché l'arte si trasforma, non finisce. Durante la pausa forzata ho allargato i miei orizzonti, studiando nuove tecniche, concentrandomi sulla danza, realizzando coreografie per gli spettacoli. La creatività fa parte del mio essere atleta, artista, e soprattutto donna».
Dove ha trovato la forza per ritornare?
«Un'atleta non è un robot, perciò bisogna fare i conti con i propri limiti. Ma il bello della vita è cercare di superarli. Da quando ho ripreso gli allenamenti, ho cercato di far tesoro di quanto imparato fuori dal ghiaccio».
Quali sono i suoi obiettivi?
«Da atleta ho raggiunto tutti i risultati desiderati. Vivo questo momento con serenità, guidata dalla passione per ciò che faccio e consapevole di non dover dimostrare nulla. Le Olimpiadi del 2018 sono uno stimolo a fare meglio».
Che direzione sta prendendo il suo sport?
«Sono convinta che non si perderà l'attenzione sulla parte artistica, che è la ciliegina sulla torta di una prestazione tecnica perfetta».
Che idea si è fatta sul doping?
«Purtroppo esiste ed è il punto debole dello sport. Non mi sento di esprimere alcun giudizio sui russi, ma penso sia fondamentale lottare contro le scorciatoie e trasmettere ai giovani i valori veri».
E se il suo bronzo di Sochi dovesse trasformarsi in argento?
«È qualcosa a cui non penso. Sono affezionata al mio bronzo, una medaglia che resterà per sempre nel mio cuore».
Nella triste vicenda Schwazer, cosa non rifarebbe?
«La vita è buffa, prima ti fa cadere e poi ti insegna la lezione. Non viceversa. Questa vicenda è ormai un capitolo chiuso. Penso di essere maturata e di poter imparare dagli errori per costruire un futuro nuovo».
Come si trova a San Pietroburgo?
«È una città bella e ricca di arte, sono stata accolta bene e mi piace viverci».
Le manca la famiglia?
«Cerco di rientrare a casa spesso, anche se è difficile. Negli ultimi mesi sono passata dalla Russia al Canada e poi nuovamente in Russia dove sono adesso. La mia terra e la mia famiglia mi mancano, perciò quando torno trovo il tempo di farmi coccolare dalla mamma nel calore di casa».
Come mai ha cambiato allenatore?
«La scelta di legarmi al professor Mishin è stata naturale, a seguito di alcuni camp che ho seguito con lui. Una scelta condivisa anche con Michael Huth, la persona che mi ha fatto crescere e col quale mi sento spesso».
C'è stata un'esperienza recente che l'ha segnata?
«La giornata a Porto Recanati con gli sfollati di Ussita, una delle località distrutte dal terremoto. Il mio mondo, quello del ghiaccio, è diventato un momento di serenità, una speranza per chi ha perso tutto».
Quale regalo si aspetta dal 2017?
«Sono soddisfatta della mia vita personale e professionale. Ho la fortuna che la mia passione è anche la mia professione, ho famiglia e amici splendidi nonché l'opportunità di conoscere il mondo. Cosa potrei chiedere di più?».
Mario Nicoliello
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