Cento anni fa nasceva Gino Bartali, un pezzo di storia italiana scritto pedalando

Cento anni fa nasceva Gino Bartali, un pezzo di storia italiana scritto pedalando
di Francesca Monzone
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Venerdì 18 Luglio 2014, 10:15 - Ultimo aggiornamento: 19 Luglio, 19:53

Cento anni fa nasceva un eroe dello sport e della storia, Gino Bartali un uomo grande che ha fatto grande il nostro Paese e che ha certamente dato di pi rispetto a quanto ha ricevuto e meritato.

Ginaccio era nato a Ponte a Ema il 18 luglio del 1914 alle porte di Firenze e da Toscano puro ha sempre corso con grinta e cuore. Nato negli anni della prima guerra mondiale, divenne professionista negli anni Trenta e in quel periodo l'intera nazione imparò a conoscerlo ed amarlo.

Di quegli anni sono i suoi primi grandi successi, perché va detto che Bartali è stato uno dei corridori che ha vinto di più e che sicuramente avrebbe vinto tante altre gare se non ci fosse stata la seconda guerra mondiale.

Bartali vinse tanto prima del grande conflitto, nel 1936 vinse il suo primo Giro d'Italia e l'anno successivo conquistò anche il secondo e nello stesso anno si prese anche il Lombardia. Poi il 1938 fu l'anno della consacrazione con la vittoria finale al Tour de France.

Ma Bartali è stato molto di più di un corridore in bicicletta, perchè sotto i fuochi della guerra, quando era stato costretto a togliere i panni dell'atleta, con la sua bici correva per salvare le vite di tanta gente che neanche conosceva.

Quasi ogni giorno correva dalla stazione di Terentola-Cortona fino ad Assisi, nascondendo nella canna della sua bici foto e documenti per salvare i rifugiati ebrei, e non poche volte è stato costretto a correre e scappare, perché si sparava ed esplodevano le bombe.

Il riconoscimento a Ginaccio è arrivato per il suo aiuto, ma troppo tardi, perchè ci ha lasciato il 5 maggio del 2000 e l'allora Presidente della Repubblica Ciampi, solo 5 anni dopo gli conferì la medaglia al merito civile e nel settembre del 2013 in Israele è stato dichiarato Giusto tra le Nazioni.

Tutti ricorderanno le imprese di Bartali sulle Alpi e i Pirenei perchè in salita lui andava forte e poi quella rivalità con un altro grandissimo del ciclismo, Fausto Coppi, che in realtà nascondeva una profonda stima e ammirazione da parte di entrambi.

Nella storia è entrata anche la famosa frase che Gino urlò a Coppi in un momento di crisi in corsa per spingerlo a non ritirarsi: «Coppi sei un acquaiolo! Ricordatelo! Solo un acquaiolo!». E proprio grazie a quelle urla Fausto non si ritirò e arrivò al traguardo.

Indimenticabile il passaggio di borraccia tra i due campioni immortalato da una macchina fotografica e pubblicato su tutti i quotidiani, dove in tanti ancora oggi si chiedono di chi fu quel gesto così altruista. Poco conta in realtà perchè di passaggi di borraccia e copertoni prestati ce ne furono tanti anche se non furono immortalati.

Cento anni fa nasceva un eroe che avrebbe corso su strade strette e dissestate, perchè il ciclismo era quello, dove non si guardava alla dieta ma si mangiava perchè c'era la fame.

Gino correva sulle strade della leggenda insieme a quei ciclisti epici che nulla avevano in meno agli eroi dei poemi classici. Correva per vincere e vinceva anche quando gli veniva chiesto, come il 14 luglio del 1948 quando Togliatti fu colpito in un attentato e De Gasperi chiese al campione toscano di vincere la tappa al Tour per distogliere gli italiani da quel momento di tensione. Gino allora fece di più, vinse quel giorno e vinse anche la classifica finale indossando la maglia gialla a Parigi.

Bartali nella sua carriera ha vinto 3 Giri d'Italia e due Tour de France, ma anche 4 Milano- Sanremo e tre Lombardia e tante altre corse, ma ha vinto molto di più, perché quelle Alpi e quei Pirenei che tante volte ha scalato ancora oggi parlano di lui e di lui si continuerà a parlare, ogni volta che si penserà allo sport bello, pulito e puro, perché Ginaccio è una leggenda conservata nel cuore degli italiani.

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