Philippe Gilbert all'attacco: «Non mi fermo, voglio prendermi il Giro di Lombardia»

Philippe Gilbert all'attacco: «Non mi fermo, voglio prendermi il Giro di Lombardia»
di Francesca Monzone
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Domenica 4 Ottobre 2015, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 8 Ottobre, 13:22
Philippe Gilbert, il campione belga che corre con i colori della BMC,dopo
aver vinto la maglia iridata al Mondiale del 2012, una Liegi e due giri di
Lombardia, è arrivato a Bergamo con tante motivazioni in particolare dopo
un mondiale non soddisfacente. Gilbert, come è andato il Mondiale negli Stati Uniti?
«Sono tornato a casa martedì dopo un lungo viaggio. Poco motivato, deluso, con poca concentrazione dopo questa sconfitta. Non è stato un bel Mondiale ma non do la colpa a nessuno: me la prendo solo con me stesso. Ho subito la corsa, ero dietro, sono arrivato decimo. Un conto però è arrivare decimo o quinto avendo però gareggiato e lottato. Nel mio caso non è stato cosi: quindi c'è frustrazione. Vedevo cosa succedeva davanti e ho, come ho detto, subito la corsa pagando di persona il mio posizionamento».

Adesso però c'è il Lombardia, l'ultima corsa della stagione che lei ha vinto ma ha avuto anche una brutta caduta. Quali sono le caratteristiche di questa classica?
«Il percorso è molto bello lungo il lago con parti pianeggianti e sinuose, con salite impegnative dove se resti indietro puoi recuperare con le discese. La mia prima volta al Lombardia, nel 2005, è stata un disastro: sono arrivato indietro e l'anno successivo non sono neppure riuscito a finire veloce, rimanendo fuori come un principiante. Poi, a partire dal 2006, ho iniziato a studiare in modo approfondito questo percorso è così ho imparato ad amare questa gara. Le due vittorie che ho ottenuto sono state per me una sorpresa. Questa è una corsa che si adatta bene agli scalatori anche se poi può essere vinta anche da chi non lo è».

Come si sente per questa gara?
«Il finale di stagione per me è un periodo molto buono per quanto riguarda la forma fisica. Le mie corse sono iniziate presto quindi ho lavorato sodo tutto l'anno. Però, invece che rendere al meglio in aprile come molti corridori, io riesco a fare il meglio verso la fine della stagione sportiva. Ma la stessa cosa potremmo vederla ad esempio anche da Nibali o Rodriguez».

Chi saranno i corridori che potrebbero far battaglia e come è formata la sua squadra?
«Sicuramente Valverde, Gesink e Nibali.
Rodriguez poteva fare bene:
peccato che non ci sia per via della caduta. Per quanto riguarda il mio team posso dire che siamo molto forti grazie a corridori come De Marchi e Sanchez».

Come sono andati questi suoi giorni in Italia?
«Da domenica ad oggi mi sono allenato poco, 4 ore mercoledì, poi allenamenti di due, tre ore e abbiamo fatto una ricognizione del percorso».

Le piace la partenza da Bergamo e l'arrivo a Como?
«Tantissimo. Decisamente meglio dell'altro percorso. Questo è il Lombardia che fa sognare; con l'altro percorso non era la stessa cosa».

Questo 2015 sembra molto italiano per lei.
«Dopo aver vinto due tappe al Giro vincere il Lombardia sarebbe un sogno. Questa corsa è molto tecnica ed è incantevole come panorama e secondo me anche più difficile della Liegi. Qui ci sono salite lunghe con una pendenza del 15% e poi chi partecipa al Lombardia dopo tutta una stagione è uno che ha voglia di lottare fino alla fine e tutti i corridori più forti sono qui».

Che gara sarà per lei?
«Credo molto in questa gara e sono motivato. Per me rappresenta qualcosa di veramente importante nella mia carriera. Ho dichiarato di voler concludere la mia carriera con altre due classiche, Roubaix e Fiandre, ma le mie parole sono state fraintese, come spesso accade. Comunque penso di ritirarmi dall'attività agonistica nel 2016, al massimo nel 2017».

Rebellin a 44 anni ha vinto una corsa molto importante e lei è più giovane.
«Non ho nessuna fretta, penso di essere ancora molto forte e non mi sento di fare bilanci. Mi piacerebbe solo poter vincere una grande corsa ogni anno. In questa stagione ho vinto due tappe al Giro e una al Tour de Wallonie. Ora penso solo a vincere la corsa di oggi».