Salvatore Cimmino è un uomo coraggioso, un uomo che ama le sfide non per essere il migliore o il campione che vince ma per lanciare un messaggio speciale, un mix di sport, etica, cultura. Non nuota, vola. Lui dice che in acqua «mi sembra di avere due gambe, mi sembra di correre». Con le sue bracciate non vuole battere un record, non ha un tempo da migliorare. Vuole, più semplicemente, portare avanti i suoi meravigliosi ideali.
Lo sport, anzi il nuoto, è entrato nella vita di Salvatore a 41 anni. Prima di allora, Cimmino non era mai stato un atleta. Per risolvere qualche problema fisico il medico, proprio come si fa con i bimbi, gli ha consigliato la piscina. Si è tuffato ed è stato amore a prima vista. Si è dedicato subito al fondo: la prima uscita agonistica è stata nel 2006, la Capri-Sorrento di 22 chilometri.
Un anno dopo Cimmino ha dato vita al Giro d’Italia a nuoto, dieci tappe ciascuna di 15-17 chilometri, da Trieste a Genova. Aveva una missione da portare avanti: sensibilizzare tutti sulla questione delle barriere architettoniche. Dall’Italia eccolo all’Europa. Nel 2009 il suo Giro d’Europa a Nuoto la ha portato dallo Stretto di Messina a Gibilterra, Capri, allo stretto di Oresud, Capo Salvore, Trieste e al Canale della Manica.
Era, quella nuova sfida, il preludio per il giro del mondo, la maratona o neglio il tour che ha concluso ieri negli Stati Uniti, in quella New York che è un po’ il simbolo della libertà.
Salvatore è un uomo mite, uno sportivo vero. È, anche, un uomo fortunato perché dalla sua triste vicenda è riuscito a raccogliere forza e stimoli per migliorarsi. Il suo impegno è anche e soprattutto per gli altri, per coloro che soffrono. «Ci sono un miliardo di persone al mondo con disabilità - osserva Cimmino - I bambini in questo stato hanno meno probabilità di frequentare la scuola e, di conseguenza, meno opportunità di integrazione».
La sua vicenda umana, quella di un ragazzino di quattordici anni che scopre per caso di avere un terribile male, l’osteosarcome, e perde una gamba, Cimmino l’ha raccontata qualche giorno fa in una conferenza alle Nazioni Unite. «I miei genitori, allora, portandomi a Bologna, all’ospedale Rizzoli, erano già convinti di aver perso un figlio». L’operazione, le lunghe chemioterapie, la fisioterapia a Budrio. «Dovevo imparare a camminare con la protesi, avevo difficoltà grandi dal punto di vista psicologico», ha ricordato.
Dal buio, dalla sofferenza, dal timore di essere solo, abbandonato dagli altri, Salvatore ha tratto la forza per reagire. «In quel periodo ho imparato alcuni tra i valori che ancora mi accompagnano - ha detto - e che spero di riuscire a trasmettere alle persone che incontro: la solidarietà, l’attenzione verso l’altro, la pazienza, la capacità di accogliere le diversità».
Il racconto di un percorso a tratti difficile, con mille ostacoli anche invisibili da superare, non lo ha scoraggiato. «Al contrario, mi ha dato la spinta a mettermi in gioco per dire a tutti qual è la vita di un disabile, quali sono le sue difficoltà, la sua voglia di partecipazione e d’integrazione. Il mio percorso di vita a tratti è stato molto faticoso perché ho capito presto che il mondo in cui viviamo è spesso tagliato su misura delle persone perfettamente sane e abili».
Il suo messaggio lo ha portato nel mondo, dove ha conosciuto posti stupendi e persone meravigliose - è questa l’essenza di ogni viaggio - per cercare di abbattere quelle barriere che impediscono a un disabile l’integrazione. «La realizzazione di una società democratica - ha aggiunto parlando anche da politico, vero e non interessato a potere o poltrone - passa attraverso l’inclusione totale e convinta di ogni individuo, al quale vanno offerte risorse e occasioni di crescita e sviluppo indipendentemente dalla sua condizione iniziale».
Annulliamo le diversità, gestiamole. «Penso ai ragazzi, agli aiuti alle famiglie, a politiche inclusive dal punto di vista lavorativo, a un intervento culturale che iniziando dalla scuola finisca per arrivare all’intera società», ha aggiunto. La miglior medicina è lo sport, una medicina che agisce sul corpo e sulla mente. «Lo sport può offrire un contributo assolutamente fondamentale perché è un punto di confronto utile ed avviare un processo di cambiamento vero e profondo nella società», ha spiegato Cimmino.
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