Triplo, Donato in finale a 40 anni. Nel lungo passa solo Randazzo, bene il mezzofondo

Jacobs, Howe e Randazzo
di ​Vanni Zagnoli
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Venerdì 3 Marzo 2017, 22:55
Poteva andare meglio, per l’Italia, la prima giornata degli Europei di atletica. Solo 6 qualificati per le finali, sui 15 in gara. A Belgrado la delusione arriva al mattino, nelle qualificazioni del salto in lungo, passa soltanto il siciliano Filippo Randazzo, quinto con 7.89. Era il meno atteso dei tre azzurri, tecnicamente però è il più stabile e ha chances di medaglia. La misura richiesta era di 7,90, in realtà bastava un 7,73 ma Andrew Howe si ferma a due centimetri dalla soglia di sbarramento: è 10°, la miglior misura arriva subito, poi nullo e un pastrocchio, a 6,19. Marcell Jacobs anticipa lo stacco (nei primi tentativi di oltre 20 centimetri) e allora si ferma a 7,40, 7,70 (11° posto) e a 7,62. «Stavo bene - racconta Marcell Lamont Jacobs, mamma gardesana e papà texano -, ma non ho usato i piedi e su questa pedana è un errore». Tutti e tre erano andati oltre gli 8 metri, ad Ancona, c’era la speranza che almeno centrassero la finale. Howe paga la desuetudine alle gare: «Non ho trovato il ritmo nella rincorsa - ammette -, ma a ottobre neanche immaginavo di essere qua». Buona la gestione di Filippo Randazzo, meno veloce dei colleghi eppure affidabile: «Sono rimasto tranquillo. In finale, con sei salti, può succedere di tutto».

L’INFINITO DONATO. Nel triplo, Fabrizio Donato passa al terzo tentativo, con 16,70, 10 centimetri in più della misura minima. E’ 8°, dopo i due 16,24 di ingresso. Fa meglio lui, a 40 anni, dell’allievo Howe, che da 6 mesi allena. Marito dell’ex staffettista Patrizia Spuri, il laziale è alla 5^ finale della carriera. «Quando conta - spiega - tiro fuori il carattere. Ma avrei tolto qualche centimetro a me, per darlo ad Howe, meritava di più». Favorito è il tedesco Max Hess, 17.52, miglior prestazione mondiale stagionale. Sorprende il francese Melvin Raffin, primatista mondiale indoor juniores, con 17.20: ha 18 anni, 22 in meno di Donato. Undicesimo il romano Daniele Cavazzani, con 16,38, eliminato.

BRAVA GIULIA. Giulia Viola si qualifica alla finale dei 3000. La trevigiana di Montebelluna conduce sino ai 2200 metri, il lungo infortunio non si fa sentire e resiste, chiudendo la batteria terza in 8’57”86. Domenica sarà in finale con il 9° tempo. Positivi anche i mezzofondisti. Il 25enne Razine, di origine marocchina, è 2°, dodicesimo Yeman Crippa, nato in Etiopia: viene ripescato con l’ultimo tempo, il suo record italiano nei 5mila, a Birmingham, aveva illuso. Nei 1500, passa con il 5° tempo Yassin Bouih, marocchino nato a Reggio Emilia. E’ 4° nella batteria più veloce, secondo dei tre ripescati.

GLI ELIMINATI. Fuori entrambi gli italiani dei 400, Mario Lambrughi corre in un buon 46”95, sarebbe ripescato ma invade la corsia. Marco Lorenzi è appena 20° (48”10), serviva mezzo secondo in meno. La vera delusione è Dariya Derkach, ucraina trapiantata a Salerno. Nel triplo si ferma a 13.69 (13.42 e 13.44 sono le altre misure), è 13^, occorrevano altri 28 centimetri; ad Ancona aveva superato i 14 metri. Nell’alto si fermano a 1,86 Erika Furlani (romana di Marino, allenata dal padre Marcello e da mamma Khaty, senegalese) e Serena Capponcelli, bolognese del Cus Pisa (mamma cèca). Sono rispettivamente 9^ (senza errori, sino al metro e 90) e 18^. In campo maschile, nei 60 ostacoli, esce Hassane Fofana, bresciano dai genitori ivoriani, 14° in 7,78, a una decina di centesimi dalla finale. 

I 5 ORI. In Serbia si sono assegnati i primi titoli. Nei 60 ostacoli il britannico Andrew Pozzi onora il pronostico in 7”52. Fra le donne si impone Cindy Roleder (7”88), già campionessa europea all’aperto, mentre la svedese Susanna Kallur chiude la carriera a 36 anni, ultima tra le 8 finaliste. Nell’asta il titolo va al polacco Piotr Lisek, 5,85 come il greco Filippidis e l’altro polacco Wojciechowski, ma con meno errori. La gara è memorabile per i 6 atleti oltre i 5,80: non era mai successo in una grande manifestazione indoor, in tribuna si diverte anche il vicepresidente della Iaaf Sergej Bubka. L’olimpionica belga dell’eptathlon Nafi Thiam è oro nel pentathlon. Fa sperare il primato del mondo nelle tre prove iniziali: 8”23 nei 60 hs, 1.96 in alto e 15.29 nel peso, accusa la stanchezza nel lungo (6.37) e negli 800 (2’24”44). Argento alla bionda austriaca Ivona Davic, probabilmente la più bella della giornata, molto ricercata dalla regia. Nel peso si conferma l’ungherese Anita Marton, 19.28.

DOMANI. In mattinata l’eptathlon con Cairoli, le batterie dei 60 con Anna Bongiorni e Gloria Hooper, poi le qualificazioni maschili, con Michael Tumi. Nell’alto speranze di finale per Chesani e Falocchi, nel lungo per Laura Strati. La finale del lungo con Randazzo è alle 19 e 30, alle 20,20 i 1500 con Bouih.
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