«Per battere gli uomini non serve la forza»
Giulia Martinengo, numero 1 dell'equitazione

«Per battere gli uomini non serve la forza» Giulia Martinengo, numero 1 dell'equitazione
di Piero Mei
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Lunedì 25 Maggio 2015, 06:14 - Ultimo aggiornamento: 10:40
Nessun cavallo è sordo: lo diventa solo se si urla. Lo sostiene Giulia Martinengo Marquet, 36 anni, campione d'Italia dell'equitazione battendo i maschi nell'unico sport intersessista. «Dove non serve la forza fisica, possiamo farcela», dice «perché abbiamo una maggiore sensibilità, siamo più disponibili a cercare il compromesso con l'animale che bisogna capire; il cavallo è preda, non predatore; l'uomo a volte tende a imporre con la forza la sua forza, vuole imporsi e con i cavalli funziona forse meno». La faccenda dell'urlo vale anche con gli uomini? «No, con loro anzi bisogna urlare per farsi sentire» sorride. Non urla di certo con Stefano Cesaretto che è «un grande atleta, marito, compagno, allenatore, tecnico e manager», l'ordine delle qualifiche varia a seconda del momento, da 16 anni.
«Succede spesso nello sport e non solo che si formino le coppie; nell'equitazione poi è particolare: perché non è solo uno sport, o una professione. E' anche una filosofia di vita, uno stile di vita». Filosofia e stile che Giulia sta insegnando, come fecero con lei genitori e fratelli, a Bianca, due anni e mezzo: «Per fortuna c'è la baby sitter, e per ora possiamo portarla ovunque con noi: quando andrà a scuola sarà più difficile». Bianca già è stata messa a cavallo: «Bisogna farlo appena possibile, non c'è un'età».

In casa, casa e bottega perché lì a Muscoline, Brescia, a Gli Ulivi, vive la famiglia, ci sono in scuderia due ponies per Bianca: Paperina e Aretha, come la cantante, perché la capra che la adottò appena nata si chiama Franklin, ed è più grossa del pony. Ci sono anche una quindicina di cavalli, cinque cani di varie razze e taglie (i due jack russell però si muovono con tutta la famiglia), polli, conigli eccetera. Ma i cavalli sono il massimo che c'è: dai primi ponies («li ho montati per poco tempo e non per una carriera gloriosa») a Flamboyante, il primo amore («l'ha domata mio fratello e poi me l'ha ceduta»), ad Athletica, l'amore più grande: «Mi ha insegnato tanto: ha anche avuto un infortunio da giovane, ma non s'è arresa ed è tornata a vincere: è stata la prova del “volere è potere”».

Poi Sissi, la grigia con cui la Martinengo è diventata campione assoluto e che campeggia nella locandina di Piazza di Siena, dove nascono le leggende recita il claim: «Quando l'ho vista mi sono emozionata, con i D'Inzeo e Graziano Mancinelli che sembra passino a Sissi ed a me il testimone di una magnifica storia di equitazione italiana che ha avuto decenni di buio ma si sta riprendendo». E Fidesign Funke con cui ha fatto il netto in Coppa l'altro giorno: «A fine percorso avevo una sola sensazione: la felicità; ma ho sbagliato, poi: dovevo ripetermi». E quando cade una barriera quale è la prima reazione? «Una parolaccia mentale».

A Rio con Fidesign? «C'è da qualificarsi: solo un'occasione, gli Europei di Aquisgrana». E a Tokyo 2020 con chi? «Ci sono cavalli giovani e promettenti in casa, ma da qui a là...». Figurarsi allora l'eventualità di Roma 2024! «Roma è splendida, speriamo che i Giochi li facciano qui: Piazza di Siena, per noi italiani, ma non solo per noi, è “il Concorso”, in una Capitale, in questa Capitale!»
Giulia è bella, giovane, mamma e campione: uno spot vivente per lo sport italiano; è molto social, presentissima su twitter e facebook («lo faccio personalmente, e si vede, nel bene e nel male»); è stata la prima donna in divisa a Piazza di Siena. Ha il blù dell'Aeronautica; il primo aviere scelto Martinengo ha parole di gratitudine e non di circostanza per l'Arma Azzurra. «E poi - sorride maliziosamente - il blu è più elegante». E la vittoria più bella? «La prossima».