L’impianto dell’”high diving”, tuffi da grandi altezze o tuffi estremi come vengono chiamati e dove si svolgeranno nell’intero weekend le gare di categoria di questa ennesima apertura dello sport allo spettacolo dell’atleta 2.0 che tutto sfida (pure lo squalo, per quanto photoshoppato, nel recente caso di Phelps), è posto nel cuore della città, vicino al Ponte del Catene, il primo che collegò Buda e Pest facendone una sola città a metà dell’Ottocento; di fronte, sull’altra riva, quella di Pest, il gigantesco palazzo bianco del Parlamento, simbolo della capitale ungherese e della sua libertà, ogni volta che ne ha avuto bisogno, e sono state tante. E’ come se l’impianto, a Roma, fosse fra Ponte Milvio e il Foro Italico di fronte, o, più ancora verso Castel Sant’Angelo, sullo sfondo pure il Cupolone. Due subacquei in muta nera, sdraiati a bordo bicchierone, aspetteranno l’arrivo dell’atleta, il quale dovrà arrivare di piede, non solo perché questa è la regola, ma soprattutto perché altrimenti si spezzerebbe. L’ammaraggio è previsto, infatti, a 90 chilometri orari dopo un volo di 3 secondi circa, comprese le previste piroette. Non essendoci, o quasi, torri da tuffi così alte quasi da nessuna parte, gli atleti si allenano generalmente scomponendo il loro gesto in tre parti e provando, parte uno, parte due e parte tre, dalla piattaforma da dieci metri. Poi al dunque della gara ricompongono il puzzle.
Tra questi eroi del volo (il tuffo è sport d’aria e non d’acqua, spiegava Tania) è un italiano, un ragazzo nato a Cosenza e lì cresciuto tuffatore, e adesso residente a Trieste dove lo allena la sua fidanzata Nicole Belsasso “dopo un anno di pausa”.
Ha venticinque anni e la pelle coperta di tatuaggi che raccontano “il viaggio della vita” e non ha quasi più pelle da dipingere. C’è il ricordo del papà morto, le pistole della vendetta, i segni zodiacali più cari, i più cari nomi, Trieste e così via: potrebbe essere un catalogo vivente per un tatuatore. C’è, in più, stavolta, la confessata voglia di un podio mondiale, dopo che qualche giorno fa ha vinto la prima gara del circuito di questi acrobati, tutti amici che dopo l’esibizione si ritrovano a bere una birra, si contano e dicono “siamo tutti salvi”. E’ successo fra le rocce di Polignano; qui la torre metallica sembra incombere meno, però, date le altezze, è come “buttarsi dal nono piano”. In un bicchier d’acqua, visto da lassù.
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