Pellegrini senza tempo: «Io come Federer, lotto con i giovanissimi»

Pellegrini senza tempo: «Io come Federer, lotto con i giovanissimi»
di Piero Mei
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Domenica 7 Gennaio 2018, 11:30
L’uomo dell’anno è una donna, anzi una ragazza che non ha ancora trent’anni e che, con realismo sportivo e una punta di femminile civetteria, dice di sé e delle sue scelte «a una certa età…». Il fratello la chiama Mario, per via che da piccola aveva l’aria di un maschiaccio; in casa la chiamano Kikka, da cui l’account KikkaFede che spopola tra i più di 700 mila followers su Instagram; altrettanti su Twitter, nel cui universo è Mafaldina88, e i fan si riconoscono come Mafaldini, come i vecchi sorcini di Renato Zero. Mafalda è il nome di una gatta: anche la ragazza ha l’aria di poter fare le fusa o graffiare indifferentemente, essendo lei, per carattere, tutto e il suo opposto. Del resto ogni medaglia ha il suo rovescio, e il paragone non è casuale, giacché lei, Federica Pellegrini, di medaglie ne ha una collezione da colosso della numismatica.
 

I NUOVI ORIZZONTI
Non aveva che pochi mesi, Federica, quando venne buttata in acqua: sarà per questo che ha paura del mare dove non si tocca e non si vede il fondo? «Boh, comunque è una paura che accomuna tantissimi nuotatori: siamo abituati alla piscina, all’acqua limpida». Quindi sconsiglierebbe a Paltrinieri la nuova sfida, le gare in acque libere? «Ma no: se gli piace fa bene a farla». La nuova sfida di Federica è invece la velocità: su quattro vasche, pari a 200 metri, due attualmente le sembrano di troppo. Perciò dopo essere salita sul podio mondiale a Budapest, realizzando l’impresa sportiva del 2017, ha detto: «Finisce qui». Mica il nuoto: i 200 metri stile libero, «casa mia». «A una certa età - dice - il recupero è più difficile, la fatica si fa sentire di più». Nell’atletica gli anni crescono e cresce la distanza che gli atleti corrono, nel nuoto è il contrario. Nel tennis c’è un uomo che la ispira: «L’uomo dell’anno per me è Federer, alla sua età ha giocato con una classe, un talento come mai forse s’era visto: mi ci identifico per quel combattere con questi giovanissimi. A una certa età bisogna far valere la tattica, la testa, studiare ogni piccolo dettaglio per fare la gara perfetta. Contro il ragazzino, il talento lo avete tutti e due: ma devi puntare sull’esperienza». Ragazzino, come la Pellegrini quindicenne d’argento nel 2004 ad Atene: la incontrasse oggi cosa le direbbe? «Le cose ho cominciato a capirle un anno dopo. Le direi di essere serena dentro di sé, sempre». Ma lei con tutto quello che le accadeva intorno, vittorie e no, amori e no, gossip e no, è riuscita a restare serena? «Sono sempre stata nell’occhio del ciclone, e tutto fa più male ancora quando finisci nelle prime pagine; ma io sono camaleontica, non tutto di me è stato capito e raccontato; magari ci si vede solo sotto gara, quando devo essere sicura, determinata e poco si vede l’altra parte, quella che sono, una ragazza normale». Normale con tutto l’oro del mondo, le Olimpiadi, i primati eccetera eccetera? «Lo so: non può essere considerata una cosa di tutti i giorni; ma non ho nuotato per essere la più forte; nuoto perché mi diverto, mi piace il sacrificio, allenarmi; e non mi piace perdere».

LE RIVALI
Le è piaciuto di più aver battuto la Ledecky o la Manaudou? «La Ledecky perché è molto più giovane di me; è quella che si è avvicinata di più al mio mondiale, quella che potrà batterlo». Chissà quando… «È ancora così giovane. Con Laure non ci siamo mai scontrate ai massimi livelli di entrambe; quando lei era fortissima io avevo appena incontrato Castagnetti, il mio mentore; poi quando io crescevo lei scendeva. Laure mi piaceva molto come atleta e come donna; quando veniva in piscina lasciava come una scia». Le lasciò anche un fidanzato, ma questa è un’altra storia di quel gossip che furoreggiò per un’estate e oltre: «C’erano i fotografi h24; però alla fine è stato divertente; e poi la mia storia con Magnini è valsa la pena», Innamorata oggi? «No». Troppo secco per crederle, del resto è condannata al pettegolezzo.

IL BOOM AZZURRO
Come spiega i successi del nuoto italiano? «Mi piace quest’Italia, non c’è una punta sola, ma almeno tre, e abbiamo visto agli Europei in vasca corta che ci sono tanti giovani». E non c’è un problema di donne nuotatrici: «Bianchi, Panziera, Quadarella, Cusinato… Simona (la Quadarella, ndr) ha già vinto medaglie mondiali, e ora che hanno allargato il programma olimpico…». E tra gli uomini, a parte i già noti, si è fatto vedere Sabbioni, capelli platinati come lei. «Simone è una scommessa di Matteo: hanno ricominciato da zero, ha 21 anni, è molto giovane; crede molto in quello che fa, e fa anche più di quello che gli viene richiesto; è venuto a Verona, vive da solo: uno spartiacque nella vita e nel nuoto». Matteo è Matteo Giunta, l’attuale allenatore della Pellegrini che se ripensa alla sua storia di atleta dice di aver commesso un solo errore con gli allenatori: «Aver lasciato Lucas prima di Londra». Giunta rappresenta una generazione di allenatori 2.0, con altri giovani come Pedoia (per Martinenghi) o Minotti (per la Quadarella). «Prima i tecnici erano molto più grandi rispetto agli atleti, adesso sono vicini d’età, hanno inventiva, metodologie nuove». Tra i regali di Natale il più apprezzato è «la mia prima penna importante, me l’hanno regalata i miei»: Federica ama scrivere, non solo i libri che ha pubblicato, non solo i post sui social che sono sempre direttamente suoi, ma anche pensieri che le frullano per la mente. E ne avrà ancora da scrivere, da qui a Tokyo 2020. E dopo? «Dopo vedremo: mi prendo il 2021 come anno di prove, il 2022 come inizio delle realizzazioni». 
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