La favola della prima della classe, dice addio ma potrebbe ripensarci

di Piero Mei
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Giovedì 27 Luglio 2017, 00:05
Oro e mai più per Federica Pellegrini. Gli aggettivi se li è presi tutti, come le qualità che mutano in difetti e i difetti nelle qualità.
Dolce e scontrosa, timida e arrogante, arroccata nella privacy o tracimante nell’esposizione mediatica, la ragazza della porta accanto e la vamp che seguiresti fino a perderti e così perderla. Era un’occhialuta pacioccona, una adolescente che forse sarebbe sbocciata e forse no, ed è fiorita nella più bella del reame, e del reame la più grande. Il reame dell’acqua e dello sport tutto vestito d’azzurro, la donna dalle sette meraviglie: quante ne ha il mondo intero, ne ha, di mondiali, lei da sola. Lei, Federica, la Pellegrini, Mafaldina88, KikkaFede, e vai col social. Perché nessuno poteva crederci né ci credeva quando le ragazze incedevano verso i blocchi di partenza, tutti a guardare la Ledecky, che ha 10 anni meno di Fede, ma non ha più la freschezza ragazzina di quando s’imponeva una, due gare al giorno, sette, otto a mondiale. Quella è la Ledecky che vincerà i 200 stile libero, le altre si giocheranno dall’argento in poi. Pure Federica così pensava, sorrideva, perché alla fine quel che contava era salire sul podio e poi dire qualcosa, dire addio alla gara del cuore. La Pellegrini è la più veloce al tempo di rezione (0,67 secondi come la Hosszu); ai 50 è Katinka a toccare per prima (27.09) e Federica è esattamente alla pari con la Ledecky.

Ai 100 è la rapida McKeon prima, sotto i 56, la Ledecky 56.09, e l’azzurra è a 56.41; all’ultima virata, 150 metri, Federica è sotto di 48 centesimi- Ma negli ultimi 50 metri Federica chiude gli occhi, apre le ali, li nuota o forse li vola in 28.82, le passa tutte, vede la schiuma di qua e di là della sua corsia, vede che alzano la testa dopo di lei, guarda il tabellone, non può crederci né ci crederà fino a salire nella zona mista del dopo gara, fino a tornare giù per andare sul podio. Il tabellone elettronico metteva il tricolore e il tempo e il nome e il cognome, Federica Pellegrini 1:54.73. Katie Ledecky ed Emma McKeon, australiana, 1:55.18, entrambe al secondo posto, entrambe d’argento, per un podio che si presentava così sbilenco. A sinistra di Federica, dalla parte del cuore, non c’era nessuno: le altre due erano di là. Sarebbe stato bello lasciarla sola, lassù, la Pellegrini, sola con tutti noi idealmente vicini, tutti gli italiani che amano lo sport, e anche quelli che lo guardano di traverso o da lontano, che di lei sanno, o credono di sapere, amori e onori; meritava di stare lassù in cima al mondo e al mondiale con tutti i suoi pensieri, quei pensieri così felici e allegri ma anche così malinconici, perché di lì a poco Federica confesserà “mai più”, mai più la sua gara. Sarà poi vero? A Tokyo, a Tokyo...
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