Pita "nudo" alla meta: porta Tonga da Rio a Peyongchang

Pita "nudo" alla meta: porta Tonga da Rio a Peyongchang
di Redazione Sport
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Lunedì 22 Gennaio 2018, 12:44 - Ultimo aggiornamento: 12:50
Nudo alla meta, è il caso di dirlo. Quella di Pita Taufatofua, trentaquattrenne atleta di Tonga divenuto il sex symbol dell'apertura dei Giochi di Rio 2016 per aver sfilato come alfiere a torso nudo e con muscoli scolpiti dall'olio a mò di antico lottatore, è la storia olimpica per eccellenza. Dopo aver catturato gli occhi del mondo due anni fa, ma non la gloria sportiva, ora porta la sua bandiera ai Giochi invernali: a Pyeongchang 2018 gareggerà nello sci di fondo. «Al circolo polare artico, prima dell'ultima gara di qualificazione: ho detto una preghiera, ed è successo il miracolo», ha esultato Pita su Instagram, il cui incredibile viaggio dal Brasile alla Corea del Sud è stato raccontato passo dopo passo sui suoi profili social. Per riuscire nell'impresa, è andato «fino alla fine del mondo», in Islanda. «Ho partecipato a sette gare, ma non sono riuscito a strappare un posto: all'ultima chanche, sono venuto fin qui in Islanda ed è successo: fantastico!». Prima di gareggiare e fare il tempo giusto per andare a PyeongChang, ha dovuto lottare contro una tempesta di neve che lo ha bloccato in auto per due ore, rinviando al giorno dopo il trasferimento da Rejkyavjk alla sede della sua gara. Due anni fa, il sex simbol di Tonga approdò sulle spiagge dorate di Rio per competere nel taekwondo, e quello in fondo è l'unico punto di contatto con la Corea, visto che l'arte marziale fatta di calci e pugni è nata proprio nella penisola asiatica. Ma poi, basta.

E allora cosa c'entra una nazione fatta di 170 isole sparse nel Pacifico con lo sci di fondo? In Polinesia va di moda il rugby, la neve si vede solo in cartolina - ammesso che ne sentano il bisogno - ed è difficile immaginare che i tongani rimarranno attaccati alla tv per seguire le gare di PyeongChang. «Ho deciso di provare questa impresa - ha spiegato Pita - subito dopo Rio», ovvero 24 ore dopo la famosa sexy sfilata: a dispetto del suo ottimo stato di forma fisica apparente, due anni fa andò fuori dal torneo di taekwondo al primo turno.
Anche stavolta le possibilità di risultato sono assai scarse, ma non è questo il senso decoubertiniano dei Giochi. «Quel giorno mi sono detto: devo dare tutto per tornare alle Olimpiadi, e dimostrare che tutto è possibile. Sarà la gloria o la fine», ha spiegato al canale tv del Cio Pita, che si allena in Australia e per inseguire la sua avventura ha aperto un crowdfunding via social. Sempre meglio dell'unico predecessore finora ai Giochi invernali, quel Fuhae Sami che per andare a Sochi nello slittino cambiò nome e gareggiò come Bruno Banani, l'improbabile nome di una marca di slip tedesca che lo sponsorizzò. «Oggi io sono a pezzi finanziariamente, ma felicissimo - conclude Pita - Dietro questo miracolo c'è un enorme lavoro, anche se il mondo vede in me solo il ragazzo 'lucidò di Rio». E a dire il vero, quello stesso mondo ora si chiede con che divisa sfilerà Pita Taufatofua al freddo di PyoeongChang.
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