Malago' squalificato, terremoto nel Coni
Ormai è duello tra il presidente e Federnuoto

Malago' squalificato, terremoto nel Coni Ormai è duello tra il presidente e Federnuoto
di Carlo Santi
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Martedì 30 Settembre 2014, 06:21 - Ultimo aggiornamento: 12:27
Il presidente del Coni, Giovanni Malag, stato squalificato per sedici mesi dalla Disciplinare della Federnuoto. È l'ennesima puntata, questa, e non sarà l'ultima, della disputa con Paolo Barelli, il numero 1 della Fin, ma è, soprattutto, una pessima pagina per lo sport italiano già alle prese con altri scandali, in particolare quello dei presunti controlli antidoping mancati prima delle Olimpiadi di Londra. Di questi tempi visto quello che accade, i dirigenti sportivi fanno proprio di tutto per rendere meno credibile il loro lavoro. Questa squalifica adesso inibisce Malagò non da presidente del Coni: lo sospende da ogni attività sociale e federale riguardante la Federnuoto.



IL DUELLO

Lo scontro Barelli-Malagò comincia lo scorso inverno quando, alla vigilia dei Giochi di Sochi, è emerso il presunto scandalo, con tanto di denuncia da parte del Coni alla Procura della Repubblica, di una doppia fatturazione per 820 mila euro da parte della Fin nei confronti di Coni Servizi per lavori di manutenzione eseguiti nelle piscine del Foro Italico. Dopo una richiesta di archiviazione il caso è ancora aperto e il gip entro il prossimo 20 dicembre dovrà decidere se archiviare o rinviare a giudizio. Alla squalifica di ieri, squalifica di un tribunale di primo grado e quindi non definitiva, si è arrivati dopo il deferimento da parte della Procure federale della Fin dello stesso Malagò, deferimento reso possibile perché il presidente del Coni è un tesserato (è il presidente del Circolo Canottieri Aniene). Malagò lo scorso 4 marzo in Giunta Coni, della quale fa parte anche Paolo Barelli, ha riferito quanto era accaduto il mese precedente tornando a parlare della vicenda della presunta doppia fatturazione. Insomma, il capo dello sport italiano in quella sede avrebbe fatto precise accuse a Barelli. Nessuno, però, neppure Barelli, ha mosso contestazioni alle sue parole. Il procuratore della Fin, informato da Barelli con una lettera protocollata delle frasi pronunciate in Giunta da Malagò, ha aperto un fascicolo deferendo il presidente del Coni lo scorso 6 agosto e scrivendo, nelle sue dieci pagine, di «una dichiarazione di indubbia portata offensiva». Qui comincia una disputa legale tra le parti con richiesta di nullità perché, sostiene Malagò, pur essendo un tesserato della Fin, in Giunta il suo ruolo, come quello di tutti gli altri membri, è super partes. Diverso sarebbe se certe considerazioni Malagò le avesse fatte in un contesto diverso, magari in un'assemblea federale. In ogni caso la squalifica, se verrà confermata dai prossimi gradi di giudizio, potrebbe portare lo stesso presidente del Coni alla decadenza come recita l'articolo 5 della Statuto dell'ente che prevede che negli ultimi 10 anni non devono esserci squalifiche superiori ai dodici mesi. Sulla questione di un eventuale rischio della presidenza Coni è intervenuto il professor Piero Sandulli. «La sanzione inflitta a Malagò dalla Disciplinare Fin - ha spiegato il presidente di sezione della Corte federale di appello della Federcalcio ex ex componente della Corte di giustizia federale della stessa Fin - non incide in alcun modo sul Coni o sul ruolo del presidente, essendo limitata all'ambito della Federnuoto e all'attività che Malagò può svolgervi in qualità di presidente della società Aniene».



«VICENDA INAMMISSIBILE»

Il Collegio di Garanzia dello Sport, al quale era stato chiesto da tutta la Giunta un parere, aveva escluso la titolarità del caso alla Disciplinare della Fin ritenendo la vicenda inammissibile. «È il trionfo dell'illogicità - ha affermato Malagò - Mi è stato attribuito un fatto inesistente e per questo sono stato condannato dal primo grado della giustizia sportiva della Fin». La difesa del presidente del Coni puntava a dimostrare che non aveva offeso Barelli ma portato alla luce, con i documenti, la scottante vicenda. La Procura federale della Fin ha ritenuto di respingere la proposta. La prossima puntata di questo discutibile e inutile balletto tra Barelli e Malagò che ha sullo sfondo la possibilità, con accessi diversi, di un posto tra i membri del Cio, sarà alla Commissione di appello federale della Fin alla quale già oggi Malagò ricorrerà. Da notare che la Caf è presieduta da Pier Salvatore Marucci che è il cognato del viceprocuratore federale Adriano Sammarco, che ha formulato la squalifica. Seguirà, se servirà, il pronunciamento del Collegio di Garanzia e poi eventualmente il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna. La vicenda è complessa e tocca molte questioni. C'è una disputa tra Barelli e Malagò che comincia con i Mondiali di nuoto di Roma 2009 e non si può escludere un risvolto per le prossime elezioni al Coni, nel 2017: Barelli potrebbe puntarci. Intanto tutto questo non aiuta la sport italiano e non fa bene neppure al Coni.