Tim Peake corre in orbita la maratona di Londra e strappa il record a una astronauta Video

Tim Peake
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 23 Aprile 2016, 16:36 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 19:50
Missione compiuta, il primo astronauta inglese in orbita ha completato la maratona in 3 ore e 31 minuti strappando il recordo alla collega americana Sunita Williams che nel 2007 era stata la prima a correre la distanza di 42 km e 195 metri nello spazio impiegando 4 ore e 24 minuti. La gara del 44enne Peake è scattata nella stazione spaziale internazionale contemporaneamente alla maratona di Londra e sono risultati molto suggestivi gli stacchi della regia terrestre per inserire la corsa dell'astronauta inglese fra le immagine delle decine di migliaia di atleti in corsa per le strade della capitale britannica. Va detto tuttavia che il tapis roulant attrezzato per trattenere Peake a contatto con il nastro è di un tipo assai più progredito rispetto a quello usato dall'americana nove anni fa. Grazie a un'app e a uno schermo, poi l'astronauta poteva esservare via via il percorso londinese come se si trovasse a gareggiare sulla Terra. Il tempo dell'astronauta inglese è stato riconosciuto dal Guinness. Peake e Williams restano per ora gli unici due umani ad avere corso la maratona nello spazio.

LA STORIA

Nessun machismo, macché, gli astronauti sono fior di gentiluomini, ma ugualmente l'astronauta inglese Tim Peake vuole restituire al genere maschile il record sulla distanza della maratona che nello spazio appartiene saldamente a una donna, la statunitense Sunita Williams che nel 2007, a 41 anni, coprì i 42 km e 195 metri in 4 ore e 24 minuti sulla stazione spaziale internazionale mentre 400 km più basso si correva a Boston.

Ma parche nello spazio, a differenza che sulla Terra, le donne sono più veloci degli uomini? In realtà la astronauta americana finora è l'unico essere umano ad avere corso la maratona in orbita, ma questo è solo un dettaglio che non preoccupa Tim Peake che domani, domenica 24 aprile, sarà dunque al via della maratona londinese contemporaneamente a agli 40mila partecipanti.

A parte l'angosciante "effetto criceto" (il tapis roulant è allestito in un ambiente che sulla Terra sarebbe censito come sgabuzzino) e a parte che a fine gara non sarà possibile - terribile, eh - fare la doccia, l'astronauta inglese affronterà il problema opposto a quello degli altri concorrenti impegnati a essere più leggeri possibili. No, Paeke dovrà essere pesante perché altrimenti nella microgravità sulla stazione spaziale potrebbe solo svolazzare, il che, fra l'altro, pur non esplicitamente scritto sul regolamento della gara di Londra, è vietato.

Così il 44enne inglese farà una fatica d'inferno non solo con le gambe, ma anche con le spalle a cui sono legate le cinghie che lo assicurano al macchinario (migliorato rispetto a quello della Williams) ideato per permettere agli astronauti di correre in orbita. Per contrastare l'indebolimento delle ossa, meno sollecitate nello spazio, i componenti dell'equipaggio della stazione Iss praticano almeno due ore al giorno fra corsa, ginnastica e sollevamento (meglio, azionamento) pesi. E poi niente aria fresca sul viso, niente vista (nemmeno un oblò nella palestrina dell'Iss) e pure il rifornimento idrico resta quello standard, acqua ricavata anche dall'urina degli astronauti. Mica sciochezze quando si avvicinerà il malefico "muro" temuto da tutti i maratoneti una volta che a spingerti avanti è solo la forza di volontà perché il fisico ha esaurito ogni risorsa. Lassù nello spazio "La solitudine del maratoneta" di Alan Sillitoe, insomma, ma elevata al quadrato.

Ma Peake, ex militare, astronauta dell'Agenzia spaziale europea, è una pellaccia e punterà a essere più vicino alle 3 ore e 30 che alle 4 ore. Nel 1999 completò la maratona di Londra in 3 ore e 18 minuti. E poi che emozione anche per lo starter londinese il cui "Go" arriverà fino alla stazione spaziale dalla quale Tim Peake è diventato nel frattempo uno dei personaggi più amati ed ammirati nella storia dell'Inghilterra. Il fatto di essere il primo astronauta inglese aiuta, ma quello che l'ha reso così popolare è l'orgoglio patrio degli inglesi che hanno deciso di recuperare il tempo perduto nella corsa (ben più lunga di una maratona) allo spazio, fonte di enorme businesse e di altrettanta ispirazione per ogni attività umana. Se avete in mente la popolarità della Cristoforetti o di Parmitano o di Nespoli (di nuovo nello spazio nel 2017) moltiplicate pure per 100 e avrete idea di quello che significa Peake per gli inglesi.

E poi Peake farà pure una fatica aliena (fuori dal mondo) ma mentre i suoi rivali completeranno il percorso, lui avrà fatto almeno due volte il giro completo della Terra visto che l'Iss completa un'orbita in 90 minuti. Forza Tim.

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