L’ELOGIO
E’ riemerso specialmente quando hanno cominciato a sgambettare Giacomo e Filippo, i due figli che Salvino ha avuto da Paola e che, cambiato il mondo dell’atletica come tutto il resto del mondo, ora non fanno sport come nonno Giacomo o come papà Salvino: fanno gli atleti. Magari con quella leggerezza e quel disincanto che erano di Livio Berrutti, per restare nella pista, piuttosto che con quel fondamentalismo da sacerdote che fece di Pietro il Mennea che sappiamo, il magnifico Mennea che sappiamo. Salvino li ha allenato tutti e due, con la filosofia che «è meglio un motore ben registrato che una potenza pura senza controllo». Poi Giacomo l’ha mandato altrove «perché gli dicevo troppo spesso ‘hai sbagliato’ e questo comprometteva il rapporto padre-figlio, che è già difficile a volte di suo, figurarsi a metterci di mezzo cronometri e ripetute. Anche Giacomo, che ha cinque anni più di Filippo e ne è modello e idolo, è un buon atleta. C’è solo una cosa sulla quale papà Salvino non avrebbe concesso spazio: il tifo calcistico. Juventino o niente, come Cesare o nessuno. E SuperPippo (elogiato ieri dal ministro dell’Economia, Tria: «Un’impresa eccezionale che conferma in campo sportivo l’eccellenza della Guardi di Finnanza») diventò “gobbo”. Anche Salvino nello sprint ha un idolo. Qui sta la sorpresa: non è lo stimatissimo Berruti dall’elegante falcata, né Mennea, che però “ma di che stiamo a parlare? Il suo 19.72 è ancora record europeo! Da quasi quarant’anni nessuno è riuscito a fare meglio». Il suo idolo è un ragazzo francese che si chiama Cristophe Lemaitre, il primo bianco europeo “sub 10”, quando aveva vent’anni. Poi ha messo su chili di muscoli, come accade a molti atleti potenziati: «Guardate le medaglie che ha vinto» dice Salvino. Che però non vuole costruire un SuperPippo alla Lemaitre: «Ognuno è diverso ed ha bisogno di personalizzazioni» dice, non volendo essere immaginato come il presuntuoso Tortu che pensa di aver scoperto la pietra filosofale dello sprint, quella che trasforma i muscoli in oro. Lui, dopo un lavoro in Publitalia nel settore delle sponsorizzazioni sportive, si dedica a questa attività di cui è innamorato in quel di Giussano, dove «devi pensare a correre più veloce che puoi». Il che il ragazzo fa. Come suo fratello. Come suo padre. Come suo nonno.
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