Da Rubino a Giorgi, una marcia della speranza verso la medaglia

Foto archivio Fidal
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Sabato 12 Agosto 2017, 19:20 - Ultimo aggiornamento: 22:04
E’ marcia allegra. Uomini, ragazzi e ragazze di questa disciplina dalle grandiose glorie azzurre sembrano sereni, anche se hanno sulle spalle il masso enorme di dover liberare l’Italia atletica dallo zero che l’accompagna quanto a medaglie e quanto a punti nello stadio (tre sul Tower Bridge li ha presi Meucci maratoneta). Accadrà domattina sul Mall, dove gli Windsor sfilano in carrozza quando scendono dal balcone di Buckingham Palace che è a un capo della strada, all’altro l’Arco guardato a vista dall’ammiraglio Nelson, di marmo in cima alla colonna di Trafalgar Square.
Si comincia presto, prima delle 8, con la gara dei 50 chilometri, uomini e donne insieme, le donne sono solo 7 non per l’impresa improba ma per tardiva comunicazione della programmazione. Con coda polemica: ma come, si vogliono abolire i 50 km dalle Olimpiadi e poi si inventa una gara nuova di zecca per i mondiali? E così faticosa, poi! “Perché no? Possono farcela” dice il marciatore Giorgio Rubino, che comunque fa la 20; “Perché no?” dice Eleonora Giorgi (omonimia) che aggiunge: “Vado piano nei 20 magari nei 50 vanno più piano tutte”.
E vi piace il “marcia day”, tutte le gare di specialità nello stesso giorno? Qualcuno dice di no, perché, si sbilancia, avrebbe voluto farle entrambe. Ma Francesco Fortunato ha la sincerità dei giovani, avendo 22 anni: “Meglio tutte lo stesso giorno, così ho meno concorrenti nella mia gara”.
I DESIDERI DI ANTONELLA
“Non sono più una ragazzina; sono una atleta professionista” è il primo annuncio della Palmisano, che a Rio oltre che la medaglia voleva una promessa di matrimonio. Ha ottenuto la seconda: sposerà il collega Lorenzo Dessi a settembre. Fissato pure l’anno: il prossimo. Per la prima, magari domani... “Sono stata quinta a un mondiale, quarta all’Olimpiade, vorrei andare oltre”. Avversarie? “le solite”. C’è anche una russa nuova, misteriosa e sopravvissuta all’ecatombe da doping: correrà da neutrale. “Comunque alle avversarie non penso prima, vado e vedo”. Antonella, come altri, si è preparata in altura a Roccaraso e poi a Roma.
MISTER SIMPATIA
Sprizza simpatia, è un ragazzo da talent, Francesco Fortunato. Racconta dei chilometri in allenamento, che sono quasi quattromila l’anno; di come abbia cominciato a marciare perché “a correre non ero nessuno”; degli allenamenti a Castel Porziano, nella tenuta presidenziale, “ho visto da lontano anche i cervi che però sono scappati”. Il percorso di gara vuole vederlo solo domattina: non vuole entrare nel trip della gara con anticipo. “Non ci sarà la Regina al balcone? Una distrazione in meno” scherza. Dice che è al suo “anno zero e voglio scoprire cosa ho dentro: magari da domani”.
MEDAGLIA SICURA
No domani, ma quella del 2009: sarà consegnato il bronzo di Berlino a Giorgio Rubino, salito sul podio per la cancellazione del solito russo dopato, Borchin. Quella di qui? Giorgio conta di arrivare “fra 12 e 15”, non chilometri ma posizione; e dice di avere già la testa all’anno prossimo, Berlino europea.
IL DOTTOR ELEONORA
Eleonora Giorgi ha avuto infortuni a catena e non s’è potuta preparare a puntino. Si accontenterà di star lì fino ai 15 chilometri, poi si vedrà. Rivendica la sua laurea alla Bocconi e dice di fare l’atletica perché gli va e finché potrà, altrimenti si dedicherebbe ad altro. Anche a Matteo Giupponi, il fidanzato marciatore, pure lui da venti chilometri: “Cinquanta sono troppi”. “Io ne ho 30 di autonomia” dice Fortunato.
NUOVA STELLA
Nuova stella nei 50 chilometri è Michele Antonelli. Ha cominciato a marciare nel 2012, quando si è svegliato dal coma dopo un incidente sul lavoro; era giardiniere e uno scavatore gli provocò guai epatici in uno scontro; la prima cosa che rivide furono le Olimpiadi di Londra e il primo pensiero fu “voglio andare alle Olimpiadi”. Vuole andarci marciando su Tokyo. Per farlo meglio, si allena anche con il nuoto e la bici: un futuro da triathlon? “Magari a fine carriera”. Scopriremo un Iron Man in quel di Macerata? Per ora marcia forte: viene da un terzo posto in Coppa Europa. “Ho lavorato forte, la mia forza è mentale: è la volontà che fa la differenza”. La sua vita mostra che ne ha da vendere. Anche se, generoso com’è, la regalerebbe.
IL SETTIMO CIELO
Marco De Luca è al suo settimo mondiale: “Vizzoni ne ha fatti nove” dice. Vorrebbe raggiungerlo? “Forse però rischo il divorzio”. Ha 36 anni, nel 2016 ha fatto i suoi primati personali, ha cambiato allenatore per avere nuovi stimoli. “Ci saranno meno colpi di scena che non a Rio, farà più fresco e per me sarà meglio”. Spera bene, ma non troppo.
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