Volley, Zaytsev: «Perugia favorita? Gufano tutti... La serie A è l'Nba della pallavolo»

Foto FABRIZI
di Vanni Zagnoli
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Sabato 1 Ottobre 2016, 23:43
Inizia oggi il 72° campionato di volley e Perugia è la favorita. Ha perso la finale scudetto e la Supercoppa, ma domenica si è arresa 17-15 al tie-break, dopo averlo dominato, dando la netta sensazione di essere potenzialmente superiore a Modena, tanto più che mancava del serbo Atanasijevic, l’opposto sostituito da Zaytsev, ad interim. Modena rischiava di non iscriversi, ha il nuovo sponsor Azimut e ha incamerato il 5° titolo in due anni, con coach Roberto Piazza al posto di Angelo Lorenzetti, passato a Trento. Sostituisce Bruninho con Orduna, ex Padova, e l’altro brasiliano, Lucas, con l’americano Holt. Tra le favorite anche le due semifinaliste scudetto, Civitanova e Trento. Il ct Gianlorenzo Blengini viene da un anno straordinario con la nazionale (argento in coppa del mondo e bronzo agli Europei, quarto posto in World league e argento olimpico), è atteso il suo primo hurrà in serie A. “Metto tutto me stesso, sempre, nel doppio ruolo”, confessa. Viene da un anno sfibrante, avvicinandolo la tensione è palpabile. Al punto che, persa la semifinale di Supercoppa, sabato, contro Perugia, è uscito subito dal palazzetto di Modena per fumare, da solo. Scena inconsueta, avvertiva il bisogno di smaltire la tensione. E’ un torinese freddo, in piedi davanti alla panchina, in full immersion perenne, sottorete. Per il 5° anno di fila, non ci sono retrocessioni. Intanto le squadre sono tornate 14 e Milano gioca a Busto Arsizio. La novità è Sora, porta la Ciociaria in serie A, com’era avvenuto nel calcio la scorsa stagione, con il Frosinone.

Il personaggio resta Ivan Zaytsev, atteso da centinaia di persone per autografi e selfie, in ogni palazzetto. Con il russo di Spoleto, il presidente Gino Sirci accarezza trofei per Perugia.
Ivan, che effetto fa giocare da vicecampione olimpico?
«Bello, bellissimo. Soprattutto giocare al PalaPanini, dove si respirano pallavolo, storia ed entusiasmo. Abbiamo iniziato la stagione battendo Macerata in 4 set, in semifinale, purtroppo poi la finale è andata male per due punti, al tie-break, dall’3-8 illusorio».
I rossoneri umbri partono in pole position?
«Ci gufano tutti… Dicono che sulla carta siamo fortissimi e allestiti bene, però sulla carta sono bravi tutti, a parole non vale. Parlerà il campo, dobbiamo essere bravi a mostrare il nostro valore. Serve fare squadra, perchè con i singoli a pallavolo non si vince. Dobbiamo ancora diventare squadra, costruirla, speriamo nel più breve tempo possibile».
Da 6 olimpiadi, l’Italia è in semifinale, mentre il basket si è qualificato appena due volte nelle ultime 8. La pallacanestro perde il ruolo di tradizionale secondo sport nazionale?
«Non ho mai guardato molto le statistiche. Cerchiamo sempre di far bene perchè la motivazione dei Giochi resta altissima. Stiamo andando bene, abbiamo vissuto bei cicli azzurri, adesso credo che, irrimediabilmente, ci sarà un calo, verso Tokyo 2020. Speriamo di rialzare la testa dopo il mondiale del 2018, in programma fra Torino e Bulgaria».
La Russia è in crisi, con la nazionale, anche per questo l’ha abbandonata, dopo due stagioni?
«Da tre anni, i più forti del mondo rientrano in Italia, torna il campionato più bello».
Ecco, l’ex ct Bebeto, vincitore del 3° e ultimo mondiale, nel ’98, sottolinea che la serie A non è più l’Nba del volley…
«Poche squadre sono migliori delle nostre: lo Zenit Kazan, vincitore dell’ultima Champions su Trento, due polacche, il Sada Cruzeiro e un altro paio di brasiliane. Tantissimi nazionali giocano da noi, basta leggere il roster delle 4 di Supercoppa e soprattutto il numero di medagliati olimpici e anche di olimpionici. Mancano giusto i campioni brasiliani e i russi».
Quale eredità lascia la finale di Rio?
«La cosa più bella rimane il salto di qualità compiuto come nazionale, di conseguenza come singoli. Mentalmente è stato un torneo stressante, affrontato al meglio. Siamo molto felici di aver disputato un grande torneo: peccato per l’oro, ma va bene così».
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