Nba, Datome a Detroit con il cuore a Roma
«Qui è bello ma se non gioco non mi diverto»

Nba, Datome a Detroit con il cuore a Roma «Qui è bello ma se non gioco non mi diverto»
di Carlo Santi
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Giovedì 24 Aprile 2014, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 17:39
Un anno speciale per Gigi Datome nell’America della Nba. Tanta panchina per l’azzurro a Detroit, un inizio promettente e poi, con l’arrivo del nuovo coach, John Loyer, i minuti in campo sono diminuiti. Ma Datome, del suo viaggio americano, ha una sensazione straordinaria. Gigi, che è tornato qualche giorno a casa, in Sardegna, traccia il bilancio della sua avventura.



Che stagione è stata quella appena conclusa?



«Anche se l’anno è stato difficile, l’esperienza è stata bella: mi sono confrontato con il miglior campionato del mondo».



Alla vigilia, però, si aspettava qualcosa in più, vero?



«Avevo fiducia anche per quello che avevo dato in estate. Il problema al piede rimediato con la nazionale, dove volevo giocare sempre, mi ha un po’ limitato».



Lei, però, è felice lo stesso.



«Quest’anno mi ha completato, in campo e fuori. Adesso so che posso fare parte di questo gruppo. E ho tanta voglia: tra un paio di settimane torno a Detroit per allenarmi e ci rimarrò fino a fine giugno per rispondere alla chiamata della nazionale».



L’Italia è sempre nel suo cuore.



«Per me la maglia azzurra è una priorità. Penso che per un giocatore che raggiunge un certo status andare in nazionale è un dovere».



In estate ci saranno le qualificazioni per l’Europeo 2015 e non il Mondiale. Giusta la scelta del presidente Petrucci di non cercare la wild card?



«Un peccato non essere in Spagna. Sarebbe stata una tappa di un’ulteriore crescita. Sarà bene, adesso, concentrarci per le qualificazioni per l’Europeo 2015 dove l’Italia tornerà grande».



Intanto il presidente Petrucci sta per varare una tivù per il basket. Scelta giusta, questa?



«Perfetta. La pallacanestro ha bisogno di essere conosciuta. È raro che chi la guarda non si innamori di questo sport. Sarebbe bello che gli sponsor della nazionale ricalchino il percorso dell’Italia del rugby investendo nell’immagine».



Dall’America ha seguito la sua ex squadra, la Virtus Roma. Qual è il suo giudizio sul team di Dalmonte?



«Roma sta disputando un’annata positiva. Con un budget ridotto è saldamente nei playoff. Certo, ha avuto alcuni passi falsi che non c’erano stati lo scorso anno ma con risorse minori, oggi, rispetto ad allora. E poi ha perso Jordan Taylor, il play, a metà stagione».



Che Virtus è stata la sua lo scorso anno?



«Il miglior gruppo mai incontrato da quando gioco».



Quando la vedrà giocare, Roma?



«Vengo sabato per assistere alla partita contro Pistoia. Roma, gli amici, la città, la Virtus, mi mancano davvero».



Qual è il suo pronostico per lo scudetto?



«Credo che Milano sia la squadra più attrezzata per giocare sette partite e non ne vedo un’altra in grado di batterla anche se la pressione, a volte, fa brutti scherzi. Questo lo sanno anche loro».



Intanto c’è qualche problema con Siena: questione di bilanci. Cosa pensa di questo?



«Preferisco non dire nulla ora. Mi dispiace che ci siano i riflettori puntati sul movimento italiano».



Lei è andato nella Nba lo scorso anno. Vede qualche giocatore italiano pronto per il salto?



«Diversi hanno la possibilità di venire, ma dipende da molte circostanze. Io ci sono riuscito dopo la bella stagione con Roma. Alessandro Gentile? Mi piace tantissimo. Lo scorso anno ha giocato da esordiente un europeo e sembrava un trentenne per esperienza».



Gigi, qual è stata la sorpresa più grande negli Stati Uniti?



«L’America la conoscevo ma la sorpresa maggiore è stata vedere la totale libertà concessa ai giocatori per preparare le partite. Mai nessuno che ti obbliga a un allenamento ma se chiedi di andare prima o rimanere, tutto lo staff rimane a seguirti».



Nella Nba siamo ai playoff. Chi vince l’anello?



«Spero San Antonio. Sarebbe bello per l’Italia visto che ci gioca Belinelli ma anche Ginobili. Gli Spurs li vedo in finale con Miami ma San Antonio è più divertente: gioca la pallacanestro più bella».



Qual è stato il giocatore che l’ha colpita di più?



«LeBron James. È il padrone del campo, ha in mano la situazione in ogni attimo, legge gli attacchi degli avversari, chiama le difese. Poi Durant per la facilità di fare canestro e arrivare con un palleggio al ferro».



Cosa prevede Datome per la seconda stagione nella Nba?



«L’obiettivo è arrivare al top al training camp e mostrare il meglio. E lì, grazie a Dio, non si sta in panchina. In questo modo potrò entrare fisso nelle rotazioni. E se non gioco, non mi diverto. Quest’anno sono stato a un metro dal campo troppo tempo. Ma era da prevedere».



Cosa le manca dell’Italia in America?



«La partita della domenica che di lascia tranquillo o ti fa stare male per una settimana. Nella Nba si giocano tante gare e una sconfitta passa subito. In America, in campo non c’è la stessa cattiveria, sportiva ovviamente, che c’è qui».



Intanto il basket italiano è in crisi. Cosa manca?



«Occorre tornare ad investire e avremo una bella pallacanestro. Intanto, senza tanti soldi, ci vogliono le idee».
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