Datome: «Basket meglio del calcio abbiamo fatto la storia»

Datome: «Basket meglio del calcio abbiamo fatto la storia»
di Gianluca Cordella
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Martedì 23 Maggio 2017, 10:33 - Ultimo aggiornamento: 18:45
«Ho capito bene cosa voglia dire vincere l'Eurolega, ma forse non abbiamo ancora compreso a fondo cosa significhi per questa gente. Nella zona del Fener migliaia di persone ci hanno seguito, c'erano maxischermi ovunque. Abbiamo fatto qualcosa di storico per un popolo che ha milioni di tifosi». Gigi Datome parla il giorno dopo l'impresa: il suo Fenerbahce ha battuto l'Olympiacos ed è diventato il primo club turco a trionfare nella Champions League della pallacanestro. Mandando letteralmente in delirio un Paese che segue e ama il basket in modo viscerale.
E per lei, dal punto di vista individuale, che significato ha questo trionfo?
«È il coronamento di una carriera, qualcosa che ricorderò per sempre. Il premio per tanti anni di lavoro. Quando ho firmato per il Fenerbahce l'obiettivo era questo. Ci siamo andati vicini l'anno scorso. Sono rimasto per riprovarci e quest'anno ce l'abbiamo fatta. E ora la vittoria ha un sapore davvero speciale».
Ora che ha raggiunto l'obiettivo che farà?
«Penso anno per anno. Dopo la festa, ci aspettano i playoff di campionato e poi, a fine anno parlerò con il gm Gherardini per capire quali sono gli obiettivi, cosa vogliamo fare. Non mi precludo niente: nella nostra vita può cambiare sempre tutto, pure durante la stessa stagione. Anche se qui sto bene, è un posto invidiabile per giocare a basket».
In Turchia i giocatori di basket sono star assolute, paragonabili ai calciatori in Italia...
«Quest'anno, con il Fenerbahce del calcio che non è andato benissimo, ci sono state delle partite in cui c'era più gente a guardare noi in Eurolega che allo stadio. Il tifoso vuole festeggiare e alla fine ci siamo trascinati dietro anche lo zoccolo duro del tifo del pallone. Ovviamente è il calcio che trascina la polisportiva, come avviene per il Real e il Barcellona, però adesso siamo noi la squadra di riferimento. Abbiamo la spinta di una Nazione intera, è impressionante».
Coach Obradovic vi ha già chiesto di stare concentrati sul campionato. È questa fame di vittorie il suo segreto?
«Ama il basket e questa passione gli dà sempre voglia di aggiornarsi e migliorarsi. Pretende la perfezione e se lo fa lui - che ha vinto nove volte l'Eurolega e credo abbia perso il conto dei titoli nazionali - devi stargli dietro per forza di cose».
Il trionfo europeo le ha imposto un cambio di look...
«Scherzando con i compagni era venuta fuori questa cosa, se vinciamo, mi taglio la coda. Dopo la finale se lo ricordavano tutti e mi hanno fatto questo taglio come se stessero scorticando un maiale. A casa mi sono guardato allo specchio e ho avuto paura. Sono davvero inguardabile».
Deluso per la sua parentesi Nba?
«Vedendo l'impatto di altri giocatori europei, ho capito che per noi che non siamo campioni Nba classici, la cosa importante è essere nella squadra giusta al momento giusto. A Detroit non era così, nonostante m'avessero corteggiato a lungo. A Boston invece ho dimostrato quello che valgo. Coach Stevens credeva in me, ero un Celtic vero e i tifosi mi amavano. Poi è arrivata l'offerta del Fenerbahce: giocare l'Eurolega da protagonista era un obiettivo intrigante. È stata una scelta a cuor leggero. Ma resto un tifoso Celtic».
L'Nba intanto ha negato gli azzurri alla Nazionale per le qualificazioni mondiali.
«Penso sia una porcheria far giocare le Nazionali durante i campionati. Sia perché cala la qualità dei match iridati, mancando i giocatori più importanti, e poi perché non ha senso preparare un evento di questa importanza in così poco tempo: una volta le preparazioni duravano dalle 4 alle 6 settimane...».
In che stato è l'Italbasket?
«Essendo diminuito il budget di tante squadre il campionato è calato di livello. Però tanti italiani si sono ritagliati spazi importanti all'estero. Non solo gli Nba, ma anche Melli, Hackett, Gentile. Mi auguro che i nostri giocatori trovino il coraggio di mettersi in gioco all'estero».
Lo hanno fatto due che attraversano momenti critici, Bargnani e Gentile...
«Non giudico, sono due amici. Ma Ale ha fatto bene ad andare a Gerusalemme, lì tornerà ad essere il giocatore che è. Sul Mago c'è troppo accanimento: si dimentica che da anni combatte con gli infortuni. Gli auguro di stare bene e di andare ovunque possa essere felice».
Segue sempre la Virtus?
«Sempre. Quest'anno hanno fatto bene, riaccendendo l'entusiasmo nonostante la A2. Se oggi gioisco in Europa è anche per merito della Virtus».
A proposito di Roma, sa che in questi giorni si parla solo di Totti?
«È un momento storico per la città, non solo sportivamente. Totti fa parte di Roma, è pazzesco. Mi sarebbe piaciuto esserci in un momento così. Un campione che tanti ci invidiano, basta leggere quello che ha scritto Maradona. Totti è Totti, bisogna solo togliersi il cappello».