EVENTO STELLARE
L'occasione è l'All Star Game di New Orleans: oggi sarà trasmessa in VR la sfida delle stelle, Est contro Ovest. E poi, dal 23 febbraio, inizierà una programmazione fissa delle gare che porteranno alla fine della stagione e alle battaglie per il titolo. Cosa cambia per chi guarda? Tutto. In sostanza, dal divano di casa si viene proiettati all'interno del palazzetto. Banalmente: l'occhio che guarda la gara non è più quello imposto della regia televisiva, ma quello dello spettatore. Ciò significa che si potrà vagare con lo sguardo esattamente come avviene dal vivo, seguendo la palla o, ad esempio, i movimenti del proprio giocatore preferito, anche quando si trova lontano dall'azione. Proprio a partire dall'All Star Game, poi, si potrà scegliere anche dove sedersi. Spieghiamoci: mentre prima c'era libertà di vagare con gli occhi ma sempre osservando la gara da bordocampo ora si può optare per una delle diverse angolazioni offerte in produzione. Volete immaginare di essere seduti ai piedi del canestro? Accomodatevi. NextVR, la piattaforma che cura la produzione per Nba, ha riservato ai nuovi spettatori anche telecronache dedicate e contenuti extra, come statistiche e immagini dagli spogliatoi, per impegnare i tanti tempi morti delle partite (quelli, cioè, che in una normale diretta tv sono occupati dalla pubblicità). Ovviamente servono un visore apposito (si comprano per poche decine di euro) e uno smartphone non troppo vecchio.
ALLA CONSOLE
La VR non è l'unica rivoluzione annunciata dalla Nba che, nella sua opera inclusiva, adesso punta a inglobare il mondo dell'eSport. Molte società sportive in tutto il mondo hanno iniziato ad affiliare giocatori di videogame professionisti per farsi rappresentare nei tornei mondiali (da noi lo hanno già fatto la Sampdoria e la Roma). Ma, come al solito, la National basketball association è andata oltre e ha varato, per il 2018, la Nba 2K eLeague. Insieme all'azienda che produce il videogioco ufficiale, la Lega ha creato una propria versione virtuale e parallela. In sostanza, i giocatori veri si sfideranno sul parquet e i videogiocatori alla console. Il reclutamento è iniziato, molte franchigie - 76ers, Kings, Wizards e Warriors - hanno già ingaggiato, o stanno per farlo, team di videogiocatori professionisti. I Rockets sono la prima società a inserire nell'organigramma il direttore eSports, un manager che si occuperà di tutto il settore. Sarà organizzato un Draft per la scelta dei migliori talenti esattamente come quello che inaugura la stagione Nba, fermo restando il diritto dei club di ingaggiare fenomeni anche sul libero mercato. I nuovi assunti saranno a tutti gli effetti tesserati della franchigia con stipendio fisso e con tanto di canotta con i colori ufficiali, nome e numero. Le sfide saranno trasmesse in streaming. E siccome i videogamer saranno star nel loro mondo non muoveranno in campo Steph Curry o Russell Westbrook ma degli avatar, le cui abilità saranno tarate su quelle del videogiocatore stesso. La tecnologia sta intorno, ma il fenomeno che manda avanti lo show è sempre l'uomo. E questo, il deus ex machina Adam Silver come i suoi predecessori, lo hanno sempre saputo bene.