NODO SOLDI
Come intuibile, il nodo della vicenda è legato ai soldi. Del resto Toti ha sanato la società sotto il profilo prettamente finanziario, ma non ha più l'intenzione di condurre la Virtus in totale solitudine economica. Negli scorsi giorni ha portato a compimento la necessaria ricapitalizzazione del club e ha presentato le fidejussioni, soddisfacendo tutti i parametri della Commissione tecnica di controllo: eppure il principio che muove il suo ragionamento rimane inciso nelle parole pronunciate in sala-stampa l'8 luglio. «O facciamo crescere il basket, o Roma, o per me non ha più senso. Sono aperto a tutti coloro che vogliono entrare in questa società per farla crescere. Un altro campionato di sofferenze non ha senso, altrimenti preferisco staccarla io a spina alla società. Sono in contatto con un paio di sponsor importanti a livello nazionali, se dicessero di sì ci darebbero la possibilità di coprire le spese della prossima stagione», aveva spiegato. Ed ecco il punto centrale: gli sponsor. Se nella settimana appena trascorsa Toti avesse raggiunto un accordo robusto con uno o perfino due sponsor, di certo avrebbe potuto costruire la prossima stagione su una base solida. All'opposto, siccome a chiudersi sono state diverse porte, Toti adesso sarebbe in procinto di iscrivere la Virtus alla serie A2, una lega che comporta dei costi di gestione molto minori rispetto alla massima divisione. Nonostante i termini per le iscrizioni siano scaduti il 9 luglio, il Consiglio federale si riunirà domani ed emetterà la sentenza sul destino di Roma. Va detto che una terza via, relativa a una mancata iscrizione, appare poco percorribile.