Il libro era uscito in sordina, nell’ottobre del 2019. “La psicologia della pandemia”, dello psicologo australiano Steven Taylor, docente all’University of British Columbia di Vancouver, sembrava uno dei tanti saggi incentrati su temi distopici e improbabili. Anche i suoi editori erano scettici, sulle potenzialità di mercato di un libro simile. «Chissà se lo leggerà qualcuno». Ma, per fortuna, non hanno cestinato il dattiloscritto.
Quando la pandemia è arrivata per davvero, infatti, il libro è letteralmente esploso nelle classifiche. E oggi, 22 mesi dopo la sua pubblicazione, è diventato una sorta di guida Lonely Planet alla pandemia, letto e riletto molte volte, passato di mano in mano grazie al passaparola.
We're taught that human beings put their own survival above all else.
— George Monbiot (@GeorgeMonbiot) July 26, 2021
But from climate to covid, self-destruction is loud and proud. pic.twitter.com/R2AIn8Uzsl
Il pregio di questo libro è di focalizzarsi su “come il fattore umano influisce nella diffusione della malattia”. E quindi affronta i temi dei pregiudizi, del ruolo dei media, le attitudini della popolazione nei confronti dei vaccini, la capacità di fronteggiare le voci incontrollate e le teorie della cospirazione. In una conversazione con il Guardian, Taylor afferma che il mondo, attualmente, è fermo al decimo capitolo del suo libro profetico, che parla dell’adesione al programma vaccinale. «L’esitazione a vaccinarsi deriva da motivazioni che non sono state ancora comprese del tutto», dice il ricercatore.
Malgrado la potenza della campagna delle autorità americane, negli Usa 90 milioni di persone sono ancora senza protezione, o hanno scelto di non vaccinarsi.
«Più si cerca di spingere persuadere questi gruppi di persone psicologicamente reattive e cresciute nell’individualismo, e più resistono, perché sentono che la loro libertà di scelta è minacciata».
Taylor ha studiato per trent’anni disordini legati all’ansia, le fobie e l’ipocondria. Poi, leggendo quanto era successo un secolo fa con l’influenza spagnola, ha deciso di scrivere "The Psychology of Pandemics", scoprendo che i modelli psicologici di allora non differiscono molto da quelli di oggi. Ma soprattutto, ha capito che la psicologia «gioca un ruolo centrale nelle pandemie, influenzando la diffusione e il contenimento delle malattie». Ciò che è cambiato è la misura, l’estensione di certi fenomeni. Così i movimenti anti-lockdown, i no-mask e i no-vax, «sono molto più prevalenti oggi rispetto a cento anni fa», anche se «hanno le stesse motivazioni».
Purtroppo, non è finita qui. E Taylor, novello Nostradamus, prevede che qualsiasi ritorno al lockdown dovuto a una recrudescenza della variante Delta potrebbe scatenare ribellioni su vasta globale.