Vincitori & Vinti
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Parte il Giro e ritorna l'epopea di Coppi e Bartali

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Giovedì 5 Maggio 2016, 22:39 - Ultimo aggiornamento: 22:43
Un omino con le ruote
contro tutto il mondo
Un omino con le ruote
contro l'Izoard
e va su ancora
e va su
 
Viene su dalla fatica
e dalle strade bianche
La fatica muta e bianca
che non cambia mai
E va su ancora
E va su
 
Qui da noi per cinque volte
poi due volte in Francia
Per il mondo quattro volte
contro il vento due
Occhi miti e naso che divide il vento
occhi neri e seri
guardano il pavé
 
E va su ancora
E va su
E va su ...
 
Poi lassù,
contro il cielo blu
con la neve che ti canta intorno
E poi giù
Non c’è tempo per fermarsi
per restare indietro
la signora senza ruote
non aspetta più
un omino che non ha
la faccia da campione,
con un cuore grande
come l'Izoard
 
e va su ancora
e va su
e va su
e va su ...

 
Ci siamo. Tra poco parte il Giro. E’ l’edizione numero 99: è la vigilia dei cent’anni, un traguardo importante. Si scatta dall’estero, dall’Olanda, si arriva nella Torino sabauda. Che bel viaggio.
Abbiamo proposto l’elogio di Gino Paoli a Fausto Coppi. La canzone, composta nel 1988 per l’uomo che è stato, senza dubbio, uno dei miti dell’Italia non solo dello sport, racchiude davvero tutto. C’è l’omino che non aveva il fisico del campione, ci sono le montagne, c’è il magico Izaord, ci sono le due ruote. E c’è il cuore grande di Fausto, il simbolo dell’Italia che sognava con lui, lui l’uomo solo al comando. Che è Fausto, uno straordinario protagonista come lo è stato Tazio Nuvolari con l’Alfa rossa.
Erano anni complicati, quegli anni Quaranta e poi anche il decennio successivo, quello della ricostruzione. Prima la guerra; poi, finito il conflitto, la voglia di riscatto. E Coppi, insieme a Gino Bartali, ha dato tanto agli italiani. In lui, anzi in loro due, Fausto e Gino, ci si immedesimava. Con loro si correva sullo stesso sellino respirando insieme.  L’Italia era divisa, o Coppi o Bartali anche per le presunte posizioni politiche dei due campioni. Ma erano battaglie sportive e loro, al di là delle idee, si stimavano. C’è un’immagine stupenda, scattata durante la tappa del Tour de France del 4 luglio 1952, quella tra Losanna e Alpe d’Huez. Coppi conduceva la gara in maglia gialla e durante una durissima salita, il fotografo della Omega Fotocronache Carlo Martini ha scattato una fotografia sul passo del Galibier. Immagine diventata storica con il passaggio di una bottiglia tra i due eterni rivali. Chissà com’è andata per davvero con quella borraccia.
Rimane storica l’impresa di Coppi al Giro del ’47 nella terzultima tappa de Giro d’Italia, la Cuneo-Pinerolo. Coppi percorse in fuga solitaria 192 chilometri e cinque colli alpini. Mario Ferretti ha aperto la sua radiocronaca con una frase che ha fatto epoca: «Un uomo solo è al comando; la sua maglia è bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi».
Chi sarà l’uomo padrone di questo Giro? Nibali o Valverde?  Chissà. Sappiamo che sarà una corsa rosa affascinante.
 
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