Botte da orbi in tribuna vip: Daspo per la famiglia Maniero

Botte da orbi in tribuna vip: Daspo per la famiglia Maniero
di Matteo Sorio
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Sabato 3 Settembre 2016, 13:12
Il Family Day di Riccardo Maniero s'è concluso con un Daspo a papà e fratello, una mamma («daspata» pure lei) in infermeria e un appunto per il futuro: da qui a due anni, inutile festeggiare un gol guardando verso la tribuna. Qui Bari: la galleria degli orrori da campetto di provincia è promossa in serie B. Attori protagonisti: i cari affetti di un attaccante (Maniero, tra i migliori della cadetteria) e due tifosi padre-figlio (i primi a beccarsi la squalifica) che tifano per la squadra dell'attaccante ma a quest'ultimo non perdonano un gol sbagliato. La trama prevede diverbio, prima, e rissa, poi. E la notizia è che, per il campionato-anticamera del massimo palcoscenico, non è la prima volta

PUNIZIONE FATTA IN CASA
La storia dei Maniero ha una data: 27 agosto, sabato scorso, Bari-Cittadella, spalti pugliesi di quel San Nicola che due sere fa battezzava l'Italia di Ventura. In campo il blitz dei veneti, 2-1, e di Maniero l'inutile acuto della speranza. Fra i seggiolini, una coppia di fedeli biancorossi, babbo e figliolo (all'anagrafe Sisto) a inveire contro Maniero per un errore di mira: papà e fratello di Riccardo se ne risentono, le parti passano dalle parole ai fatti e mamma Maniero, ruolo di paciere, inciampa e cade passando dallo stadio all'ospedale causa ferita alla testa. Risultato di testimonianze e filmati: tutti colpevoli in egual misura, Daspo ai Maniero e ai Sisto, due anni senza stadi, telecomando e divano da qui al 2018. Domanda: dove l'avete già visto? Risposta: 17 aprile 2014, Spezia-Siena, sempre serie B. Finì 1-0 e finì soprattutto col Daspo di un anno al papà di Eugenio Lamanna, portiere dei toscani. Motivazione: tirava un pugno a un tifoso ligure la cui moglie stava insultando il figlio. Della serie: so' piezz'e core, si sa.

PERIFERIA CON FURORE
Dietro i Family-Daspo di Bari (oggi) e Siena (ieri) c'è uno spettacolo da periferia che risale verso i quartieri alti del pallone. Sono titoli nazionali che, alla lontana, ricordano il peggio dei titoli da cronaca locale. Vedi, alla voce «poco tempo fa», quello del 23 febbraio 2015, teatro Pontedera, in Toscana: «Aggredisce l'arbitro che espelle il figlio, 5 anni di Daspo», si giocava Era-Porta, categoria Giovanissimi. O quello del 23 marzo 2015, navigatore su Terni, in Umbria, «Daspo al padre di un giocatore dell'Olympia Thyrus: minacciava l'allenatore perché non faceva giocare il figlio». È quell'horror, da calcio minore, che ha spinto l'ex campione del mondo Gianluca Zambrotta a vergare un regolamento ad hoc, per i genitori, nella sua polisportiva di Como. È quell'universo di tifo parallelo, fatto in casa, che indusse l'anticonformista Ezio Vendrame alla resa: «Sogno di allenare una squadra di orfani». Esagerava?