Calciomercato, il tormentone del pallone impazza sotto l'ombrellone

Calciomercato, il tormentone del pallone impazza sotto l'ombrellone
di Matteo Sorio
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Giovedì 17 Agosto 2017, 12:59 - Ultimo aggiornamento: 13:25
ROMA Che differenza c'è fra Aubameyang e «Despacito» di Luis Fonsi? Fra Perisic e «Senza Pagare» di J-AX e Fedez? Fra Belotti e «Tra le granite e le granate» di Francesco Gabbani? Nessuna. Quelli sono giocatori, queste sono canzoni. Di fatto, ci sono entrati in testa coi primi caldi e non ci stanno lasciando più. Tu chiamali, se vuoi, tormentoni: come non c'è dj che possa escluderle dalla consolle, non c'è calciofilo che possa tenerli fuori dalla conversazione. Più che calciatori, sono diventati hashtag: #Mahrez, #Keita, #Kalinic basta la parola.
MOTIVETTI ESTIVI
E se l'1 settembre, a piazza affari chiusa, i tifosi di Roma e Lazio contassero quante volte sono usciti dalla loro bocca «Mahrez» e «Keita» in quest'estate 2017? L'ala algerina del Leicester e il giallorosso, un ritornello di stop and go, accelerazioni e frenate, nebbie e rilanci. L'attaccante senegalese e il biancoceleste, un singolone d'alta classifica, una canzone che parla di crisi, dubbi, tentazioni, resistenze. Non che a Milano, sponda Inter, ci si annoi. Vedi il tira e molla (sottofondo «Minuetto», Mia Martini) del buon Ivan Perisic. Eravamo partiti dal beach volley, spiaggia, sole, mare e l'Inter che s'incazza, lo multa, addirittura l'espelle dalla foto ufficiale (non che lui abbia pianto dal dispiacere). Insomma, vedrai che alla fine Perisic se ne va, magari a Manchester, da Mou. Questo fino alla tournée negli Usa: sai che c'è, gli è tornata la voglia, all'Ivan, e quant'è stimolante Spalletti. A che punto siamo? L'Inter studia il rinnovo, però Mou è sempre lì, chi vivrà vedrà e quando vedrà tirerà comunque un bel respiro di sollievo. Che poi, vogliamo parlare di Aubameyang? Non eravamo ancora in ferie: il bomber di Bundesliga è stufo del Borussia, non rinnova, c'è il Milan. Pareva un facile cruciverba da caffè e cornetto. Sì, buonanotte. Il Borussia che spara 80 (milioni) e il Milan che offre 60, il Milan che chiede ad Aubameyang di uscire allo scoperto, lui che risponde a un tifoso, sì, «io voglio tornare ma loro dormono». E dai, Pierre-Emerick, forzagli un po' la mano. Invece boh, lui gigiona e, ultima, su Instagram, la spara grossa, manco fosse al bar: «Vado alla Pro Patria».
REBUS DA SPIAGGIA
Se invece il refrain di Nikola Kalinic fosse un libro, allora quel famoso titolo di Chandler, «Il lungo addio». Lunghissimo, perché già a gennaio Firenze si arrovellava: è stufo lui o è la Fiorentina ingolosita dal cederlo? E così, in origine furono le sirene cinesi. Poi lui che lascia il ritiro viola, problemi familiari, ma anche no. Adesso quel Milan con cui sembra (sembra) fatta: però, comunque vada, che fatica. È andata, alla fine, che Dybala è ancora alla Juve, maglia n. 10, eppure quante volte i discorsi si arenavano lì, alla Joya, a quel Barcellona senza Neymar, e se la Signora perdesse il suo tacco? È un po' la stessa insistenza con cui, per radio, passiamo da «Volare» di Fabio Rovazzi ad Andrea Belotti detto Gallo: il bostik con cui Cairo lo tiene incollato al Toro, l'ennesimo rilancio del Milan, la sirena inglese del Chelsea, chi vince? Diciamoci la verità, eravamo comunque partiti col piede giusto. Tuffandoci, nell'estate 2017, col carpiato dell'affaire Donnarumma. Passi per Ibiza preferita all'esame di maturità, ma ce le rammentiamo le tonnellate di dibattiti e tweet circa il rinnovo col Diavolo? Era l'altro ieri: Donnarumma via, Donnarumma resta, è un traditore, è un grande, il Milan lo scarica, il Milan lo ama. E in cabina di regia quella volpe di Mino Raiola. Il suo tormentone: «Ed io tra di voi». E che Aznavour ci perdoni.
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