Ciampino, Moroncelli: «Il calcio da
noi non finisce ai confini della serie D»

Ciampino, Moroncelli: «Il calcio da noi non finisce ai confini della serie D»
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Martedì 21 Marzo 2017, 14:51 - Ultimo aggiornamento: 21:19
Avanti a testa alta, con l’orgoglio di fare in ogni circostanza il massimo e la consapevolezza che il calcio non finisce ai confini della serie D. Il Città di Ciampino sta vivendo una stagione, la prima in assoluto in quarta serie, più difficile di quella che era nei timori della vigilia, con una posizione di classifica che, a oggi, riporterebbe il club biancorossoblù in Eccellenza. Ma a “casa Superga” non c’è nessuna voglia di far drammi o recriminare, come sottolinea Giordano Moroncelli, il direttore generale del club, alle cui parole è affidato il compito di “raccontare” la situazione.

Direttore, come si vive a Ciampino questo delicato momento?
«Serenamente, anche se con delusione ovviamente. Perché, al di là delle  frasi di circostanza, è impossibile negare che la nostra situazione di classifica è difficile, molto difficile».

Avete dunque già alzato bandiera bianca?
«No, assolutamente. Nessuno si permetta di dirlo. Finché c’è speranza ci dev’essere, da parte nostra, l’obbligo di provarci, anche se l’attuale situazione di classifica decreterebbe quattro retrocessioni dirette, senza neppure giocare i play-out».

Perché il Città di Ciampino ha sofferto così tanto?
«Perché la differenza tra Eccellenza e serie D è abissale e noi eravamo consapevoli di questo. Ma quando ti vengono a mancare dei supporti che ti erano stati promessi, quando chi si era esposto per portare avanti il progetto è venuto meno, allora paghi caro anche con quelle situazioni».

Vedere come sta andando il girone G, qualche rammarico viene…
«Indubbiamente. Essere stati inseriti nel girone H è stato fortemente penalizzante per noi. Basta pensare che siamo andati a Potenza, contro una squadra che lotta per i play-out, trovandoci a giocare davanti a quasi duemila persone. E’ ovvio che siamo penalizzati anche dalla pressione esterna, alla quale i nostri calciatori, qui nel Lazio, non sono abituati. Io dico che ci siamo trovati a giocare in una piccola Lega Pro».

Il Superga, poi, è stato terra di conquista per molti, forse troppi avversari…
«Ma la nostra realtà è questa. Ringraziamo chi è venuto a sostenerci, ma giocare la domenica pomeriggio non aiuta l’affluenza di pubblico. Indubbiamente, possiamo dire che giocare in casa non ha rappresentato un nostro punto di forza, a differenza di altre società».

C’è il rischio che la squadra possa vivere il finale di stagione demoralizzandosi?
«No, assolutamente. La squadra si allena bene e i ragazzi sanno perfettamente che, al di là dei risultati, si guarda anche a cosa si fa e si dà in mezzo al campo, dove magari oggi manca un po’ della lucidità di inizio anno. Ma se la domenica paghiamo l’inesperienza, sia della squadra che della società, non è colpa di una sola componente».

State pensando già alla prossima stagione?
«E’ ovvio che siamo proiettati ancora sul compimento di un miracolo, ma è altrettanto naturale che ci stiamo preparando ad affrontare anche il futuro guardandolo da due ottiche diverse: quella di un’altra stagione in serie D, e quella di un ritorno in Eccellenza».

Continuando con il trio Cececotto-Moroncelli-Santoni, che ha portato il Ciampino ad un traguardo storico?
«Il presidente è l’anima della società, e ha portato in soli due anni la squadra dalla Promozione alle serie D. Simone Santoni è all’ottavo anno nel club, prima come calciatore e ora come allenatore, mentre io mi sono legato molto ad un ambiente che mi ha dato molto sul piano personale e umano. Io spero che ci siano i presupporti affinchè questo gruppo di lavoro possa dare ancora qualcosa al Ciampino. Ma sono consapevole che un’alchimia perfetta può anche non durare a lungo».

Dunque, c’è anche il rischio che il presidente Cececotto passi la mano?
«Io non posso parlare a nome suo, ovviamente. Posso solo dire che in lui c’è tanto rammarico per come stanno andando le cose, perché si è esposto in prima persona, mettendoci la faccia. Ma posso anche dire che tutti sono consapevoli che il Città di Ciampino non è soltanto la prima squadra. Anzi, direi che il lavoro straordinario fatto nel settore giovanile è sotto gli occhi di tutti, ed è forse più forte della delusione della serie D, che è stata un’eccezione. La regola del club sono le squadre portate nei campionati Elite sia con gli allievi che con i giovanissimi. senza dimenticare la scuola calcio e tutta l’attività di base».

Allora, il pericolo è che Moroncelli o Santoni scelgano altre strade?
«Per quanto mi riguarda, io sono affezionato al Ciampino, che resta la mia priorità. Ma sono abituato a prendermi, a fine stagione, una quindicina di giorni per staccare la spina e riflettere. Dopo, valuteremo insieme con molta serenità il nostro futuro. Ma fino a maggio resteremo concentrati sul campionato e sulla piccola speranza che ci tiene ancora in serie D».
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