Il diktat di Allegri alla Juventus: «O io o Bonucci»

Il diktat di Allegri alla Juventus: «O io o Bonucci»
di Alberto Mauro
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Venerdì 24 Febbraio 2017, 08:54
TORINO «O me o lui». Max Allegri sabato mattina a Vinovo non è andato per il sottile. Troppo violento lo strappo con Leonardo Bonucci per ricucirlo con sorrisi di circostanza e una pacca sulle spalle, anche perché nel faccia a faccia all'interno dello spogliatoio dopo il Palermo, dalle parole (grosse) ci è mancato poco che si passasse ai fatti. L'allenatore ha minimizzato l'episodio in tv, ma non è finita lì. La mattina successiva, a Vinovo è andato in scena il secondo round, alla presenza della dirigenza bianconera. Allegri ha capito che era il momento giusto per dare un segnale forte, alzare la voce e le ristabilire le gerarchie dello spogliatoio una volta per tutte, dopo i capricci di una squadra vincente ma sull'orlo di una crisi di nervi. Il confronto a Vinovo, alla presenza di Nedved, Marotta e Paratici, non ha placato gli animi. Anzi. L'allenatore ha accettato senza battere ciglio la doppia multa (tramutata in donazione per Max), ma non le mancate scuse del difensore, imperdonabile errore. E su questo non ha voluto sentire ragioni, è stato chiaro, senza giri di parole. Bonucci in tribuna contro il Porto, per punizione, altrimenti me ne vado. Una prova di forza ad altissimo coefficiente di rischio, mossa a sorpresa che ha messo in difficoltà la società ma ha avuto esattamente l'effetto sperato. La Juve ha vinto dimostrando di poter fare a meno del suo leader difensivo, Allegri ci ha messo il carico da 90 con le due sostituzioni decisive. Max ha minacciato le dimissioni pur di ottenere quello che voleva, e si è preso tutto, mettendo la Juve di fronte all'aut aut: o me o lui.
LA SOCIETÀ
La dirigenza non ha avuto dubbi (e probabilmente nemmeno troppa scelta), si è schierata dalla parte di Allegri, condannando Bonucci alla peggiore delle punizioni. Avrebbe preferito 10 multe, ma mai saltare gli ottavi di finale contro il Porto. Ecco spiegata l'espressione cupa alla partenza da Caselle, lo sguardo nel vuoto, seduto in disparte, durante la rifinitura al Do Dragao. Il nervosismo in tribuna, accanto a Nedved e Marotta, la mancata esultanza al primo gol di Pjaca, ma poi l'esplosione di gioia incontrollata al raddoppio di Dani Alves. Perché certe emozioni sono difficili da controllare, la gioia come la rabbia, ma i giocatori della Juventus d'ora in avanti dovranno imparare a gestirle meglio. Il caso si può finalmente ritenere chiuso, con le scuse di Bonucci e le parole di Allegri al Do Dragao. «Dispiace a tutti quello che è successo, Leonardo ha chiesto scusa. Per fortuna abbiamo una squadra importante: se manca uno gioca l'altro». La squadra prima del singolo, un concetto a cui Allegri tiene molto e lo ha dimostrato coi fatti. Bonucci intanto è pronto a tornare in campo contro l'Empoli, ma l'episodio potrebbe spingerlo a valutare possibili scenari di mercato lontano da Torino.