Edmundo: «Io, un animale viola
tifo Fiorentina, voglio lo scudetto»

Edmundo: «Io, un animale viola tifo Fiorentina, voglio lo scudetto»
di Alfredo Spalla
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Giovedì 24 Dicembre 2015, 10:31 - Ultimo aggiornamento: 25 Dicembre, 09:41
In Italia lo ricordiamo soprattutto per essere stato "O Animal", in Brasile, invece, Edmundo è un idolo indiscusso del Palmeiras. Lo incontriamo a un evento dell'Academia Store, fra i tifosi del vecchio Palestra Italia che lo osannano. Un viaggio a ritroso fra rimpianti ed errori.
Edmundo, a volte sente nostalgia dell'Italia?
«Sì, appena posso faccio un viaggio a Firenze, Roma o Milano Marittima. Cerco di tornare spesso».
La Fiorentina ora è seconda, ma quest'anno è tornata in testa alla classifica da sola. L'ultima volta fu nel febbraio '99, nel periodo della sua partenza per il Carnevale di Rio.
«Era una squadra molto forte, piena di campioni. C'era Heinrich, laterale della Germania; Rui Costa, il più forte del Portogallo; lo spagnolo Amor e Batistuta dell'Argentina. Un peccato non aver vinto il campionato».
Trapattoni racconta di averla rincorsa all'aeroporto, scongiurandola di non partire, salvo rendersi conto che a lei non interessava molto della Viola. Era così?
«In realtà non mi ricordo, penso che non sia vero».
Trapattoni non cercò di bloccarla?
«No. Giovanni è spettacolare, uno dei migliori allenatori che ho avuto. Mi pento di tutto ciò che ho fatto e di essermene andato troppo presto dall'Italia, ma fu una decisione del momento. I brasiliani sono differenti dagli europei: vogliono giocare a prescindere dallo stipendio. E il mio arrivo in Italia non fu così piacevole».
Si riferisce al rapporto con Malesani?
«Sì, mi mise in panchina. E per me fu una mancanza di rispetto. Non ho nulla contro il resto della squadra, ma io ero venuto per giocare. Il comportamento di Malesani mi demoralizzò. E fu uno dei motivi per cui accettai la proposta del Vasco per tornare in Brasile. Era solo una questione di tempo».
Lei, Batistuta e Rui Costa: potenzialmente uno dei migliori attacchi della fine degli anni '90. Andavate d'accordo?
«Oggi non ho più contatti con entrambi, ma li stimo molto. È importante ribadire che a quei tempi loro non lottarono contro di me, ma per un bene maggiore: la Fiorentina. Si scontrarono per il club, ma tra noi c'erano rispetto e amicizia. Se ci incontrassimo oggi, non ci sarebbero problemi».
Erano beniamini della città. Fu lei a sbagliare?
«Sì, io avevo torto, loro ragione. Inseguivano da anni il campionato. Fecero bene a difendere Firenze. La questione fu spostata sul lato personale, ma Rui Costa e Batistuta difendevano la società, mentre io mi battevo per ciò che ritenevo migliore per me in quel momento».
Il Napoli, un'altra sua ex squadra, attraversa un momento positivo. Ben differente da quando lei giocò in azzurro.
«Fu una fase piuttosto confusa. Non so se sia vero, ma dicevano che la società era 50% di Corbelli e 50% di Ferlaino, e che uno boicottava i giocatori comprati dall'altro. Alla fine la squadra retrocesse e non mi pagarono. Un caos».
Ha un buon ricordo di Napoli?
«Della città, sì. Il club, invece, aveva molte carenze: un centro d'allenamento pessimo, condizioni di lavoro difficoltose. Fu un periodo breve ma i ricordi non sono piacevoli».
Se dovesse fare un pronostico per il Campionato?
«Sono grato a tutti i club in cui ho giocato, ma tifo per la Fiorentina. La squadra di Sousa merita lo Scudetto. Ho un affetto speciale per Firenze, tifo Viola».
Il Napoli, però, in questo momento ha un'arma in più: Gonzalo Higuain.
«È un centravanti fantastico, e come tutti i centravanti dipende molto dalla fase della squadra. Il Napoli sta andando bene e lui segna parecchio. Vive un grande momento».
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