Euro 2016, De Rossi: «Dicevate che passeggiavo ma il mio anno è stato positivo. Ora chiudiamo a 9 punti»

Euro 2016, De Rossi: «Dicevate che passeggiavo ma il mio anno è stato positivo. Ora chiudiamo a 9 punti»
di Alessandro Angeloni
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Lunedì 20 Giugno 2016, 15:35 - Ultimo aggiornamento: 20:27

dal nostro inviato
MONTPELLIER Daniele De Rossi, 105 presenze (91 da titolare per 7749 minuti giocati) e 18 gol (8 decisivi, come Sandro Mazzola) con la maglia della Nazionale. Campione del Mondo nel 2006 e aspirante campione d'Europa 2016. Leader nei numeri e nei fatti, nell'Italia e nella Roma.   

Partita inutile con Irlanda: «E' sbagliato dirlo e pensarlo, è inutile per le nostre sorti perché siamo già primi, ma è importante sotto tutti gli altri i punti di vista. Butteremo un occhio su chi incontreremo agli ottavi, ma è importante chiudere il girone con nove punti. Sarà utile pure per chi non ha giocato molto, giusto che tutti si sentano partecipi. Siamo calciatori e forse siamo un po' egoisti, ma è corretto che vada in campo chi finora ha giocato meno. L'Irlanda ha grandi motivazioni e noi apparentemente un po' meno: conosco il temperamento degli irlandesi, mi ricordo quando ci hanno fatto soffrire nel 2012, ci misero in difficoltà pur non avendo speranze di qualificazione. Non possiamo farci trovare impreparati né vogliamo fare brutte figure».

Poco talento: «Bisogna avere il giusto equilibrio nel giudicare una squadra. Nell'Italia non ci sono individualità che rubano l'occhio, tipo Hazard o Ibra. Abbiamo altre caratteristiche che altri non hanno: compattezza, un grande gruppo a livello emotivo e di qualità di ricambi. Le altre hanno stelle ma le riserve sono molto inferiori, qui ci sono più calciatori dello stesso livello. Se le voci non sono state troppo su di noi ci ha aiutato, ora abbiamo svelato le carte e c'è maggiore attenzione da parte di tutti»

Io una stella della Nazionale insieme con Conte: «Lui significa equilibrio, il ct pesa più di un calciatore bravo a fare gol e rovesciate. Fin adesso è qui e non sentiamo ancora la sua nostalgia, quello che sarà il suo futuro non ci interessa, sapevamo già che aveva fatto un'altra scelta. Mi avrebbe sorpreso se fosse rimasto tanto in nazionale, lui è un animale da campo. Io non sono una stella, per stelle identifico altro tipo di giocatori. Sono un calciatore diverso, magari forte. Giusto che se fa gol uno come Messi o Ronaldo abbia un credito alle spalle più alto del mio».

Roma 2024: «Non posso entrare nel merito delle questioni politiche, non posso sapere se sia un qualcosa di sostenibile o meno, oppure se aiuterebbe la città. Posso soltanto dire che mi piacerebbe, tra otto anni, poter partecipare alla manifestazione come spettatore. Mi piacerebbe andare a vedere una qualsiasi gara, dal calcio all'atletico. Lo dico da sportivo».

La mia condizione fisica: «Il lavoro di Coverciano sta dando i frutti, stiamo bene tutti, forse un po' di stanchezza si è avvertita nella partita contro la Svezia. Le sostituzioni con Belgio e Svezia? Ha deciso Conte, io stavo bene, ma è stato pure giusto far giocare altri. In panchina ci sono calciatori forti».

Prima fuori e poi dentro l'Europeo: «Che passeggiavo o ero fuori dall'Italia e dalla Roma è una cosa che si diceva, ma io ero semplicemente infortunato. Conte sapeva che mi ero stirato due volte e si era spaventato. Le valutazioni dipendono dai risultati, ho passato periodo in cui sono andato peggio di quello che ho fatto quest'anno con la Roma. Sono andato in linea con il rendimento della squadra. Se a Roma si vince senza di me si dice: è fatta, ce lo siamo tolti di torno. Se si parlasse di un altro giocatore direi le stesse cose, non è quella la realtà. Qui vengo valutato per le prestazioni ma con la Roma ne ho fatte anche di migliori».

Io quarto difensore: «I tre che ho dietro, più Buffon, siano i migliori al mondo. E' il reparto più omogeneo con calciatori complementari. Anche presi uno per uno sono eccezionali, completamente contagiati dalla mentalità trascinante di Conte. Io difensore? So di avere doti tattiche difensive, cerco di far arrivare meno palloni possibili, mi sento un quarto difensore e un attaccante in più Poi vedo che gli avversari mi vengono a marcare in continuazione, nemmeno fossi Iniesta».

Rapporto con Roma e la Roma: «Rapporto ottimo, non c'è malinconia né piaggeria né la mia è una ricerca di aiuto. L'esperienza mi ha insegnato che chi ti giudica non sa nemmeno di cosa stia parlando, spesso non sa distinguere un pallone da una noce di cocco. A volte è incompetenza, penso pure di essere simpatico a tanti e il fatto che non sia mai stato uno molto popolare è una parte della verità. Non sempre c'è la capacità di analizzare una persona, un'annata. Bisogna essere rispettosi e andarci con i piedi di piombo nel dare giudizi. Se mai dovessi fare il giornalista, è un principio che mi porterò dietro: ricordarmi che non sempre è facile giudicare senza conoscere a fondo».  

Roy Keane Innamorato dell'Italia: «Roy Keane che ha sempre puntato sul temperamento, sull'agonismo e sul carattere e magari per questo si è innamorato dell'Italia, magari ci sono quelli più esteti che preferiscono squadre come la Spagna. Vincere alla fine farà la differenza, conta quello. E l'Italia deve essere realista». 


 

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