Euro 2016, la finale per scegliere la regina tra Portogallo e Francia

Ronaldo e Pogba
di Ugo Trani
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Domenica 10 Luglio 2016, 10:19 - Ultimo aggiornamento: 16:35
L'EPILOGO
dal nostro inviato
PARIGI Non è la finale annunciata, perché qualche big si è persa per strada e non si è presentata a Parigi. Il suo fascino, comunque, se lo tiene stretto. Perché inedita e non così scontata. L'Europeo, alla quindicesima edizione (l'ultima prima della nuova formula itinerante in programma nel 2020), si assegna stasera a Saint Denis: la Francia cerca il suo terzo titolo, il Portogallo vuole il primo. I Bleus sono favoriti e non solo perché giocano dentro il loro stadio e con il loro pubblico: il talento abbonda tra i 23 convocati di Deschamps. Ma, nella notte di Parigi, può bastare anche quello di uno a ribaltare il pronostico: Cristiano Ronaldo.
ASPETTO EMOTIVO
«L'apoteosi», insomma, sarebbe il tris della Francia, come ha ricordato anche il portiere-capitano Lloris. Ma, in attesa del verdetto sportivo, bisogna prendere atto che il torneo, portato avanti con orgoglio da una nazione ancora sconvolta dal terrorismo dell'Isis, ha intanto regalato a questo Paese un po' di serenità che, quando calerà il sipario sulla manifestazione continentale, sarà il successo più significativo, a meno di otto mesi dalla strage del 13 novembre al Bataclan e dall'altra rischiata, la stessa sera e proprio a Saint Denis, durante l'amichevole dei Bleus contro la Germania, con l'attentato pianificato in contemporanea con quello al teatro.
ANCORA A DIGIUNO
Il Portogallo è senza trofei in bacheca. E soprattutto non ha mai battuto, nelle competizioni ufficiali, la Francia. Che lo ha eliminato nella semifinale dell'Europeo del 1984 e in quella dell'edizione del 2000, entrambe vinte dai Bleus, la seconda con Deschamps in campo da capitano (sarebbe, in caso di successo, il secondo, dopo il tedesco Vogts, ad alzare il trofeo pure da ct). Lusitani ko anche in quella del mondiale 2006. Ronaldo, a 19 anni, ha conosciuto la delusione più grande: perdere il titolo continentale in casa, nella finale di Lisbona contro la Grecia. La nazionale di Santos, imbattuta come quella di Deschamps, è partita lentissima e, ripescata tra le migliori quattro terze, ha sfruttato il format che le ha permesso con un unico successo, in semifinale contro il Galles, di arrivare fino qui. E, per non essere eterna incompiuta, si augura di far crollare l'ennesimo tabù (ultimo successo, in amichevole, 41 anni al Parco dei Principi) in questo torneo, seguendo l'esempio dell'Italia che, ai quarti, dopo 22 anni ha battuto la Spagna e della stessa Francia che, in semifinale, dopo 58 anni ha superato la Germania.
NUOVA CHANCE
«La pressione c'è stata all'inizio. Ora c'è l'entusiasmo della gente. Quando ho accettato di diventare ct non l'ho fatto per partecipare. Dobbiamo cogliere l'occasione che è storica, perché abbiamo il privilegio di giocare per il titolo nel nostro stadio». Deschamps, alla vigilia, usa l'elicottero per venire a Saint Denis a parlare della finale. Con lui Lloris e Sagna, volo di 13 minuti da Clairefontaine. «Ci servirebbe usarlo anche in campo per limitare Cristiano Ronaldo nel gioco aereo» sorride il terzino. Il ct francese, invece, si rende conto che CR7 non sarà qui da solo: «Il Portogallo non è arrivato fino in fondo per caso: è una nazionale organizzata e solida che sa cambiare sistema di gioco a seconda di chi affronta. E Ronaldo ha la velocità e lo stacco che nel calcio sono le caratteristiche più difficili da contrastare». Coman in ballottaggio con Payet, sempre per il contropiede. Che piace, all'italiana, anche a Santos. «Il passato non conta: è la prima finale con la Francia. E spero che, anche dopo questa gara, dicano la stessa cosa. E cioè che abbiamo vinto giocando male» avverte il ct lusitano. Nel Portogallo rientrano William Carvalho e Pepe. «Il leader è lui, con la sua intelligenza». Pepe indica Santos. «Noi, invece, siamo qui a rappresentare un popolo».