Dal Brasile all'Argentina, i colori del derby dell'altro mondo

Dal Brasile all'Argentina, i colori del derby dell'altro mondo
di Alfredo Spalla
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Sabato 3 Dicembre 2016, 11:26 - Ultimo aggiornamento: 16:28
«Tifare dall'altra parte dell'Oceano è come avere una relazione d'amore a distanza». Cleber Gordiano, fondatore della «SS Lazio Brasil», sintetizza così il suo rapporto con la squadra del cuore. Il Derby si avvicina, la tensione sale, ma non tutti i tifosi possono godersi il clima di Roma. La distanza, però, non intacca la passione. Anzi, in alcuni casi la rende maggiore. I tifosi laziali e romanisti ci raccontano la loro attesa per il Derby dall'altra parte dell'Atlantico. Mario Antonio Turnaturi, in Brasile dal 2001, ci regala una delle storie più curiose. «Sono arrivato 3 settimane dopo lo Scudetto!», puntualizza. È allo stesso tempo Console di San Marino e fondatore del Roma Club São Paulo. Durante la settimana gira sempre in giacca e cravatta, ma nel week end indossa la maglietta giallorossa e si ritrova con gli amici per condividere l'emozione del match: «Ci vediamo tutte le partite della Roma insieme, pure quelle dell'Europa League. È un momento bello, a volte anche di sfogo. Ti senti a casa», ci racconta nel suo ufficio consolare sull'Avenida Paulista. Il Club, ufficialmente riconosciuto, è nato quasi per scherzo durante un pranzo di lavoro. «Ero a tavola con uno juventino e gli dissi: guarda che siamo di più noi, saremo almeno una ventina. Mi sfidò a fondare un Roma Club e lo feci, dicendogli che sarebbe il stato il primo a ricevere la notizia». I primi incontri si tenevano all'Osteria del Pettirosso, un ristorante di cucina romana: «Abbiamo girato diversi posti, l'anno scorso abbiamo fatto un evento con 65 persone. Un successone! Ci sono romanisti di tutti i tipi: giovani, persone di mezze età e gli equipaggi dell'Alitalia che fanno scalo in Brasile. Si vengono a vedere le partite con noi, che risate!». La distanza non attenua la rivalità fra romanisti e laziali, ma consente di unirsi nei momenti speciali. O almeno di provarci. «Questo fine settimana - racconta il laziale Lorenzo Cipollone - siamo stati invitati dal Roma Club per vedere la partita tutti insieme al Circolo Italiano di San Paolo. È un'occasione per ricordare le vittime della Chapecoense, dando un messaggio di distensione e fratellanza». Il Circolo, però, potrebbe essere usato dai politici italiani per seguire lo scrutinio del Referendum, e quindi niente Derby solidale. «Lo faremo il prossimo anno», assicura Lorenzo, che vive a Botucatu, a 2 ore da San Paolo. Si è trasferito in Brasile nel 2013 per seguire la moglie ed ha aperto un'attività.

GRAZIE A FACEBOOK
Una storia simile a quella di Mirko Montani, fondatore del Roma Club Argentina. «Vivo fuori dal 2005, prima stavo in Spagna e ora in Argentina. Il pre-derby lo vivo intensamente, sento sempre la radio. Il nostro Club è nato così: scrissi tanti saluti dall'Argentina sulla pagina Facebook di una radio e mi rispose un ragazzo romanista. Anche lui viveva a Buenos Aires, così decidemmo di incontrarci e fondare il Club. Ci vediamo sempre al pub Sullivan's, ma io forse quest'anno non vado per il Derby. L'anno scorso non andai e vincemmo 4-1, magari si ripete. Sono parecchio scaramantico». Cleber Gordiano, professore di portoghese, invece, ha creato la comunità SS Lazio Brasil: «Sono brasiliano, ma ho un grande amore per la Lazio. E sono anche un laziale atipico: ho 21 anni e mi innamorai ai tempi di Delio Rossi, non ai tempi della Lazio di Salas e Verón». Cleber sogna un giorno di poter visitare Roma e vedere la Lazio dal vivo, ma nel frattempo gestisce una pagina Facebook con 1500 utenti, un account Twitter da 5000, e un gruppo What's App con 100 amici biancocelesti. Davanti allo streaming di un pc, in un pub, oppure tutti insieme a casa di un amico. Il Derby rimane unico anche con un Oceano di mezzo e qualche fuso orario di distanza.