Juventus, Camoranesi: «Del Piero quando era giovane era molto più potente di Dybala»

Juventus, Camoranesi: «Del Piero quando era giovane era molto più potente di Dybala»
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Venerdì 24 Novembre 2017, 20:24 - Ultimo aggiornamento: 20:43
«Dybala e Del Piero? Hanno in comune un gran tiro dalla distanza e questo li rende dei grandi giocatori, perché ti possono risolvere la partita anche a 30/35 metri dalla porta. Però, penso che Del Piero quando era giovane era molto più potente di Dybala. L'argentino ha altre caratteristiche, ad esempio una tecnica eccelsa». Sono le parole di Mauro German Camoranesi, ex centrocampista della Juventus e campione del mondo 2006 con la nazionale italiana, in una intervista a Sky per la puntata de 'I Signori del calciò in programma sabato a mezzanotte, su Sky Sport 1 HD e domenica 26 novembre in replica a mezzogiorno, ma disponibile anche su Sky On Demand. «Sentirsi argentino? Il fatto che io sia nato e cresciuto in Argentina, fa di me un argentino. Non m'interessa dire un'altra cosa per far bella figura: nella mia testa ho sempre separato quello che sono da quello che la gente pensa che io sia. Per quanto riguarda il mio percorso sportivo, invece, quello è completamente diverso, perché, se tu mi parli di calcio, sono consapevole di aver rappresentato nel modo migliore la nazionale italiana», ha aggiunto Camoranesi che sul mondiale del 2006 ha aggiunto: «in quell'occasione avevamo un leader, che era Marcello Lippi: una persona che tutti quanti conoscevamo, soprattutto noi del blocco della Juventus sapevamo qual era la sua mentalità, la sua carica. Lui era une persona che dava tanta carica ai giocatori. I giocatori stessi erano già maturi, all'apice della propria carriera. Io penso che già ai quarti avessimo capito che eravamo veramente forti. A leggere la stampa internazionale, l'Italia era già spacciata in partenza, però noi quando entravamo nello spogliatoio sapevamo di avere un gruppo solido. Una volta che siamo scesi in campo contro la Germania, sapevamo già che saremmo arrivati in finale. La nostra mentalità era quella».

Camoranesi è tornato poi anche su Calciopoli. «A me dispiace che io e i miei colleghi siamo stati trascinati in una vicenda in cui non avevamo nessuna colpa, perché le qualità di gente come Ibrahimovic e Vieira poco c'entravano con il fatto che i dirigenti, le società e il calcio italiano avessero commesso degli errori. Per me è stato un colpo fortissimo a livello sportivo e a livello umano; siamo stati danneggiati noi calciatori, cioè la materia prima, quelli che portano avanti questo sport, non quelli che fanno business. A me sinceramente è dispiaciuto molto». Infine sulla carriera da allenatore, ha aggiunto: «devo dire che sono stato fortunato, ho avuto tanti allenatori tutti diversi tra di loro. Nella mia testa ho creato una specie di Frankenstein perché uno prende quello che gli piace da ogni tecnico. Io dico che la componente più difficile, per uno che vuole allenare, è mettere insieme diverse abilità: condurre gli allenamenti settimanali, avere a che fare con la stampa, essere bravo con i dirigenti, capire i tifosi e, soprattutto, gestire lo spogliatoio. Io l'allenatore lo immagino come un dirigente all'interno di una ditta. È quello che deve gestire le proprie risorse ed è molto importante la materia prima: la qualità del giocatore fa sempre la differenza, l'allenatore in panchina può fare una scelta giusta o sbagliata, però a scendere in campo sono i giocatori. Per questo motivo ci sono giocatori che costano 2 euro e quelli che costano 80 milioni».
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