Juventus, tutti i motivi della sconfitta contro l'Inter

Juventus, tutti i motivi della sconfitta contro l'Inter
di Alberto Mauro
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Lunedì 19 Settembre 2016, 13:12
Si può anche perdere a San Siro contro l’Inter (anche se non capitava dal 2010), ma non così. Juve confusa, senza punti di riferimento in campo e più di un dubbio (Higuain in campo solo nel finale e Pjanic regista) nella testa di Allegri. Preoccupa soprattutto l’atteggiamento di una squadra che si fa rimontare due reti in 10 minuti dopo l’1-0 quasi insperato di Lichtsteiner. Un punto nelle ultime due partite (tra Champions e campionato), corsa scudetto riaperta e Napoli in testa alla classifica. Allegri a fine partita la mette sul carattere: “Dobbiamo tornare coi piedi per terra, questa sconfitta ci deve bruciare dentro”, Buffon evidenzia i limiti di una difesa che non è più un muro invalicabile: “Dietro non ci siamo”. Il day after la Juve torna a lavorare a Vinovo per analizzare gli errori di San Siro con l’occasione di un riscatto immediato mercoledì contro il Cagliari. Ecco cosa non ha funzionato contro l’Inter.

DIFESA IN AFFANNO 
Da certezza a punto debole, la BBC non è più sinonimo di garanzia. Qualche scricchiolio (mascherato dal risultato) si era già vista contro Fiorentina e Sassuolo, ieri Icardi ha messo a nudo tutte le difficoltà della difesa juventina. Che ha dovuto rinunciare a Benatia per Barzagli dopo meno di mezz’ora e contro l’Inter ha subìto il terzo gol del campionato su calcio d’angolo avversario. Stavolta meriti di Icardi che sovrasta Mandzukic, ma nei 90 minuti Barzagli, Bonucci (meno degli altri due) e Chiellini vanno spesso in affanno sulle incursioni nerazzurre. Manca il filtro prezioso di Marchisio davanti alla difesa, Chiellini non sta attraversando un gran periodo, Benatia sarà out per un po'; una soluzione potrebbe essere quella di tornare a quattro.

REGIA IN OMBRA
Pjanic regista è un equivoco tattico: può giocare davanti alla difesa – e contro avversari modesti fa anche la sua figura – ma a San Siro è sparito con pochissimo filtro davanti in difesa e quasi mai illuminante in fase offensiva. Pjanic non è Pirlo ma nemmeno Marchisio, è stato acquistato per giocare mezz’ala o trequartista. I dubbi di Allegri (che nelle ultime 3 partite ha sempre cambiato i tre centrali di centrocampo) non danno punti di riferimento alla Juve. Khedira e Asamoah erano evidentemente stanchi, stupisce Lemina (il più giovane) in panchina. Probabilmente, in attesa del rientro di Marchisio e Sturaro, uno come Witsel avrebbe fatto più che comodo per sostituire Pogba.

PIPITA IN PANCHINA
Sorpresa alla lettura delle formazioni: Higuain in panchina, gioca Mandzukic. Allegri ha il polso della situazione e non si discute, ma per tenere 90 milioni in panchina fino a metà secondo tempo - nel primo scontro diretto della stagione - serve una motivazione un po’ più valida del semplice turnover. Anche perchè Mandzukic non brilla, e Dybala è ancora fermo a zero reti da inizio stagione. La Joya ha cambiato modo di giocare, più numero 10 e meno punta, parte da lontano e vede meno la porta. Per dare la scossa potrebbe essere utile una variazione sul tema 3-5-2: Pjaca e Cuadrado scalpitano, e i tifosi sognano il tridente Dybala, Mandzukic e Higuain.

ATTEGGIAMENTO E ENTUSIASMO
Subire due gol in rimonta non è da Juve, sembra di rivedere i fantasmi dell’inizio dello scorso campionato. L’approccio ha deluso nelle due ultime partite: Siviglia e Inter, preoccupante il fatto che si tratti di due grandi sfide in cui gli stimoli dovrebbero essere al massimo. I bianconeri forse pagano l’eccesso di entusiasmo dell’ambiente nelle scorse settimane, il mercato estivo straordinario ha autorizzato i tifosi a sognare in grande ma poi le partite vanno vinte sul campo. Il gruppo c’è, la qualità della rosa non si discute. Ma la Juve deve cementarsi e ritrovare la cattiveria giusta al più presto, proprio come l’anno scorso dopo la sconfitta al Mapei contro il Sassuolo alla decima giornata.
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