L'incubo furie rosse. De Rossi e gli altri reduci di Kiev 2012 ritrovano la Spagna

L'incubo furie rosse. De Rossi e gli altri reduci di Kiev 2012 ritrovano la Spagna
di Alessandro Angeloni
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Sabato 25 Giugno 2016, 09:23 - Ultimo aggiornamento: 16:30
dal nostro inviato

Mai dire Spagna a gente come Giorgio Chiellini, come Gigi Buffon o come Daniele De Rossi oppure Andrea Barzagli. Mai dire Spagna, perché il passato è amaro, e poco contano le amichevoli pareggiate, alla Dacia Arena di Udine, lo scorso marzo, o quelle vinte (Montolivo, Xabi Alonso, Aquilani a Bari nel 2011), e nemmeno l'1-1 di Danzica, esordio con pari nell'Europeo 2012. Dal 2008 ad oggi, siamo al limite della maledizione, che ancora si rispecchia negli occhi di Silva, di Busquets, Iniesta, Sergio Ramos e Del Bosque. E una volta nei quarti ai rigori (Vienna 2008), poi un'altra in una finale (Kiev 2012), poi ancora un'eliminazione dal dischetto (Fortaleza 2013) durante la Confederations in Brasile. Lo zuccherino in gare ufficiali, per De Rossi e soci, risale all'Europeo 2012, a Danzica, quell'1-1 (Di Natale-Fabregas) che fece bene a tutti, ma contava ancora poco. La finale, infatti, fu un'altra storia, la solita storia: trionfa la Spagna, Italia umiliata. De Rossi (e non solo lui), insomma, vive questo suo mezzo incubo, che si porta dietro pure quando affronta le spagnole con la maglia della Roma: i sei gol presi al Camp Nou la scorsa Champions e l'eliminazione al Bernabeu sono in qualche modo colorate di rosso iberico. Spagna e spagnole inavvicinabili per Daniele. Delle sconfitte storiche, solo quella nel 2014 è stata davvero devastante (4-0), tanto che Chiellini ieri stesso non ha faticato ad riconoscerlo: «A Kiev non eravamo competitivi, non si era recuperato dalla vittoria con la Germania».
ALTRO GIRO, ALTRA SPERANZA
Le altre, in Austria e in Brasile per la Confederations, sono state metabolizzate meglio, perché arrivate sempre ai rigori e dopo partite giocate quasi alla pari. Ma la sostanza e la sentenza non sono cambiate. La Spagna sta all'Italia come l'Italia sta alla Germania: noi l'incubo per i tedeschi, gli spagnoli il nostro. Si esca da questo ritornello, ora c'è l'occasione per farlo. Stavolta De Rossi ci riprova, nel suo ruolo vero, quello di centrocampista davanti alla difesa, come fu nel 2008, quando in mezzo al campo giocava con i suoi amici Aquilani, e Perrotta, mentre nel 2012 Prandelli lo ha messo al centro della sua difesa a tre nella prima sfida, la prima del girone (insieme con Bonucci e Chiellini), mentre nella finale lo ha restituito al suo ruolo, in mezzo al campo, con Marchisio, Pirlo e Montolivo (e nel finale lo ha raggiunto pure Thiago Motta). L'Italia, e De Rossi lo sa, questa volta sente di poter fare il miracolo, perché tutti gli azzurri hanno un senso di rivalsa nei confronti del mondo esterno e questo da loro una certa carica. E sanno pure che la Spagna non è all'altezza di quella ammirata in passato. «Non eravamo pippe prima, non siamo sfati fenomeni dopo la vittoria con Belgio e Svezia, non siamo tornati pippe dopo la sconfitta con l'Irlanda. Ci vuole equilibrio», il motto da vi faremo vedere noi di Chiellini e di tutto il gruppo.
L'ULTIMA OCCASIONE?
Chissà se quella di lunedì per De Rossi sarà l'ultima chance per continuare a vivere senza dover pensare alla Spagna come un incubo? Se è vero che nella Roma non ha (o non vuole darsi) altre chance perché il contratto è in scadenza, all'azzurro lui non ha intenzione di rinunciare e ci tiene a restare pure con il nuovo corso Ventura. E l'occasione non mancherà: la Spagna sarà ancora nei pensieri azzurri: è la squadra che potrà togliere all'Italia la possibilità di andare al mondiale in Russia. Non si finisce mai.