Lazio, Milinkovic da 100 e lode

Lazio, Milinkovic da 100 e lode
di Alberto Abbate
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Giovedì 18 Gennaio 2018, 07:30
Cento di questi giorni e non di milioni. Cento volte Milinkovic e la speranza di rincontrarci fra cent’anni ancora con gli stessi colori.

 

Sergej, vuoi tu, finché morte non ci separi? In effetti quel nuovo teschio tatuato ieri sulla mano nel centro Eternal City (vicino alla Curva Nord) sembra quasi una risposta. Intanto il serbo è pronto a stupire ancora l’Olimpico subito dopo la sosta. Andata e ritorno, non si è minimamente affievolito il tocco del campione. Basti pensare a Ferrara, a quel controllo di fisico possente e a quell’esterno magico per il terzo centro d’Immobile. Il sedicesimo assist in oltre settemila minuti giocati fra campionato e Coppe in 99 presenze e due anni e mezzo di Lazio. A queste aggiungeteci 17 reti, una alla seconda giornata proprio col Chievo. Decisivo il suo centro a Verona il 27 agosto per portare a casa i primi tre punti della stagione. Milonkovic alza lo sguardo, prende la mira. E, quando il suo destro potentissimo quasi allo scadere s’infila all’angolino, Inzaghi impazzisce di gioia e perde il controllo. Corre a più non posso, entra in campo e gli si tuffa addosso. Eccolo il preambolo del destino di un gigante pronto a far saltare all’allenatore ogni fosso. Pensate per esempio a quell’inferno di Marassi, in dieci minuti finali Sergej ribalta il risultato con la Samp, ritorna schiacciasassi. 

CRESCITA 
Incredibile la crescita di questo gioiello, anche se il tecnico continua a nutrirlo con carote e bastoni a Formello. Già a inizio stagione Inzaghi aveva capito quale sarebbe stato il contributo di Milinkovic in tutto il girone: «Ha una grandissima fisicità, negli anni futuri se ne parlerà tanto, spero mantenga la stessa umiltà della passata stagione. Le prime 7 partite in cui avevo guidato la Lazio non ne aveva fatta nessuna, anche nelle prime 4 della scorsa stagione era rimasto in panchina, poi è entrato, ha segnato con il Pescara e non ho più potuto rinunciare a Milinkovic». Nonostante il serbo più volte abbia fatto arrabbiare il mister. Questione di superficialità e leziosità, ma poi quando c’è da lottare Sergej diventa ultrà. Sembra passato un secolo dal primo anno fatto d’alti e bassi e difficoltà tattiche. Oggi questo spilungone di classe è sulla bocca di tutti. Non ha conquistato solo la Lazio e i compagni, non ha impressionato la Serie A e basta, intorno a lui è pronta a scatenarsi una vera asta. Eppure Lotito lo valuta almeno 150 milioni e lui gli dà manforte guardando tutti dall’alto in basso, menefreghista e irriverente come in campo, snobba persino le più blasonate pretendenti: «United e City sugli spalti? Fatti loro...». 
CUORE 
E’ facile capire perché Milinkovic sia diventato beniamino. Perché è forte, ma anche perché nei fatti e nelle parole ci mette il cuore. Ricordate quando s’immortalò sul ponte di fronte al Colosseo per difendere i laziali sulla storia (archiviata) dei manichini? Sergej sfida pure la morale con quel suo sguardo legalmente criminale. Sui social sfoggia diavoli e pistole, in piscina filma le capriole, sull’erba tacchi e cucchiai. Così l’appetito d’ammirarlo non si sazia mai. Anzi, adesso cresce il languore di vederlo finalmente segnare all’Olimpico. Sette gol (due in Europa League a Nizza) lontano da casa, bisogna festeggiare con un gol a Roma queste 100 presenze biancocelesti. Immobile e Luis Alberto domenica cercheranno d’aiutarlo lì davanti, sugli spalti saranno felici tutti quanti. 

RICORDO SPECIALE
In cielo anche la “tifosa laziale del secolo” promotrice dei Lazio club, Rosaria Romani, venuta a mancare ieri all’improvviso. Sarebbe bella una dedica di Milinkovic pensando al suo sorriso e a quello di Pietro Pasquetti: terzo anno del trofeo intitolato all’ex vicedirettore scomparso del Tgr, dopodomani alle 14, al Circolo Due Ponti. Prima di Milinkovic vip e giornalisti laziali in pantaloncini corti. 
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