Inter, il buon rendimento figlio di Pioli che dei colpi di mercato

Inter, il buon rendimento figlio di Pioli che dei colpi di mercato
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 16 Gennaio 2017, 12:36
ROMA Cesarini in confronto era un dilettante. Viene citato ancora a quasi 90 anni di distanza perché, a quasi 90 anni di distanza, si parla sempre di zona Cesarini quando viene segnato un gol negli ultimi minuti. Una locuzione di successo varata dopo che quell'attaccante italo-argentino, che già con la Juventus aveva sporadicamente realizzato qualche rete nel finale, decise in extremis una partita della nazionale (italiana) contro l'Ungheria. Un gol che gli è valso un ricordo perpetuo. Ivan Perisic invece in questo campionato di gol nell'ultimo quarto d'ora ne ha già segnati cinque e gli ultimi due, consecutivi, entrambi negli ultimi cinque minuti, hanno garantito all'Inter due vittorie in rimonta, a Udine e con il Chievo. Altro che Cesarini. Eppure di Perisic si parla con moderazione. Le copertine, dopo la partita di sabato sera, sono state dedicate soprattutto a Pioli e Gagliardini. E non senza ragione. Cinque vittorie consecutive, 19 punti su 24 disponibili da quando c'è Pioli, con una media partita di 2,38: un'andatura da Champions League. Che era l'obiettivo di inizio campionato, ma che sembrava diventato un traguardo assolutamente irraggiungibile. Forse lo è ancora. Perché se l'Inter accelera, le avversarie non rallentano: questa serie di successi, che non potrà durare all'infinito, ha consentito ai nerazzurri di rosicchiare soltanto due punti al Napoli e tre a Roma e Lazio. Ma, attenzione: al mercato di gennaio l'Inter ha effettuato due acquisti molto importanti, di quelli destinati a cambiare le gerarchie: uno è Gagliardini, l'altro è l'autostima, che era venuta progressivamente meno dopo l'estate delle picche e ripicche con Mancini e l'infelice esperienza De Boer.
LE SCELTE
Prima del mercato era arrivato Pioli, che, al di là dei dubbi legittimi che ne avevano accompagnato la scelta, si sta mostrando l'uomo giusto al posto giusto. Quel che ci voleva per riportare un po' di sana normalità. Del resto l'organico allestito fin dall'estate dalla proprietà cinese è da top team: magari certe scelte sono state slegate fra loro, i quasi 30 milioni spesi per Gabriel Barbosa restano un mistero, ma l'Inter ha 18 giocatori che possono ruotare senza che la qualità si abbassi. Roma e Napoli sono magari più solide o più brillanti, ma non hanno le stesse possibilità di scelta. Grazie a Pioli, l'Inter non è più un'armata Brancaleone: è tornata a essere squadra. Restano limiti e margini di miglioramento: i movimenti della linea difensiva non sono sufficientemente coordinati, i terzini non sembrano all'altezza, giocatori importanti come Joao Mario e Banega non hanno ancora trovato la giusta collocazione, Icardi, formidabile finalizzatore, dovrebbe essere maggiormente coinvolto negli sviluppi del gioco. Però al nuovo allenatore vanno attribuiti meriti anche di carattere psicologico. E' riuscito, fra l'altro, a coinvolgere e recuperare Brozovic e Kondogbia che per ragioni diverse sembravano persi alla causa, e non solo per colpe loro. In particolare il francese sabato sera è stato formidabile: Gagliardini, al debutto, ha rubato gli occhi, ma Kondogbia a una lettura più attenta e a mente fredda della partita risulta essere stato, secondo tutti gli indicatori, persino più efficace e preciso. Se il campionato fosse cominciato un mese fa, Roma e Napoli, ma pure Milan e Lazio naturalmente, avrebbero avuto di sicuro un avversario in più nella lotta per la leadership alle spalle della Juventus. Così invece dovranno sì guardarsi anche alle spalle, ma sapendo che l'Inter per raggiungere l'obiettivo primario dovrà compiere un'arrampicata ripidissima. Al limite dell'invalicabile. Con una scala a Pioli, naturalmente.