La Roma in difesa del derby

La Roma in difesa del derby
di Stefano Carina
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Martedì 14 Novembre 2017, 07:30
Il derby che non ti aspetti. Perché va bene attacco contro difesa ma è piuttosto singolare che con Dzeko, El Shaarawy e Schick in rosa, sia la Lazio a spingere sull’acceleratore dei gol fatti (31) con Immobile capocannoniere, e la Roma a frenare nel computo di quelli subiti (7) che le regala, dopo 12 giornate di campionato, la miglior difesa del torneo. Meglio del Napoli primo (8) e della Juventus seconda (11) ma anche della pragmatica Inter (9) e dei biancocelesti di Inzaghi (12). Nonostante le due reti prese da Alisson a Firenze, il reparto arretrato giallorosso è dietro nell’Europa che conta (Inghilterra, Spagna, Francia e Germania) soltanto al Barcellona (4) e al Manchester United (5) e condivide il terzo gradino del podio con il City di Guardiola e il Tottenham. 

Chi se ne intende di scudetti, leggi Allegri, continua a sostenere che «per arrivare primi bisogna segnare 75-80 gol e subirne 20-25». Forse, considerando il divario nei confronti diretti che esiste tra le prime cinque in classifica e le restanti quindici - attualmente il computo dei punti è 161 a 9 (con 2 gare da recuperare che vedono coinvolte proprio le romane, contro Sampdoria e Udinese) – i parametri potrebbero essere rivisti. Attenendoci però a quelli citati dal tecnico toscano, la Roma in proiezione dovrebbe aumentare leggermente il numero dei gol segnati (attualmente si va per i 73) ma viaggia a gonfie vele per quanto riguarda quelli subiti (continuando di questo passo chiuderebbe a 24-25). Frutto di un lavoro sul campo del quale Di Francesco va molto fiero: «E’ la cosa che mi rende più felice, a dimostrazione che il lavoro paga». E in effetti basterebbe ricordare le prime uscite estive della Roma, dove la linea a quattro somigliava spesso e volentieri a un elettrocardiogramma, per rendersi conto dei passi in avanti. Cambiano le coppie centrali, gli esterni e gli avversari ma il totale dice sempre 7 reti subite in undici giornate di campionato, di cui 5 in appena due gare (Inter e Fiorentina). Oltre ai pochi gol presi e ai clean sheet di Alisson (7 in campionato, 9 compresa la Champions) ci sono altri dati che permettono di analizzare i miglioramenti del reparto. Tra questi, il numero dei fuorigioco, arrivati a quota 39. Non pochi. Tutto nasce da una fase difensiva di squadra e non limitata ai difensori: «Siamo cresciuti nelle aggressioni – ha ricordato il tecnico dopo Bologna - non quelle basse ma alte. Il lavoro dei centrocampisti e degli attaccanti permette alla linea di difesa, anche se composta da giocatori individualmente non velocissimi, di rimanere alta, così da leggere bene ogni situazione». A conti fatti, quasi 4 (3,6) fuorigioco a partita, indice di una maggiore consapevolezza nei propri mezzi e di un’assimilazione dei dettami tattici dell’allenatore che tuttavia, quando serve, non si vergogna di abbassare la difesa (Milan, Napoli, Torino, Chelsea all’Olimpico) per poi partire in contropiede. 

C’è un altro dato che certifica l’affiatamento del reparto: la Roma è l’unica squadra della serie A che non ha ancora subito una rete su palla inattiva. Che sia un rigore, una punizione o un calcio d’angolo, poco importa. E anche in questo caso, il ‘fattore-Eusebio’ non è secondario, avendo cambiato in corsa i propri convincimenti, adeguandoli alle caratteristiche dei suoi difensori: «Inizialmente non era così ma adesso sto optando la maggior parte delle volte per le marcature a uomo anche se cambio a seconda delle situazioni. Ad esempio sulle punizioni laterali ritengo sia più adatta la zona», ha spiegato. In ottica derby, si prospetta una sfida molto interessante con Inzaghi. La Lazio infatti è la squadra in serie A che segna di più da palla ferma: già 12 gol in 11 partite, uno più del Napoli e 2 più dell’Udinese. 
 
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