IMPAURITA
La forte sensazione è che la squadra, alla quale non manca qualità, in questo avvio di stagione sia frenata, se non addirittura impaurita. Una peculiarità, pur piccola e con tutte le difficoltà del caso, che aveva la formazione presa in corsa da Inzaghino dopo Pioli. Sicuramente non è stata un'estate facile per Simone, approdato sulla panchina della Lazio dopo aver sfiorato quella della Salernitana, e soprattutto dopo la girandola di allenatori e il caso Bielsa. Lui si è comunque messo in gioco, ha osato perché crede ciecamente nel suo lavoro. Un dato però è indiscutibile: le differenze tra la Lazio di Inzaghi delle ultime sette gare della passata stagione e quella attuale.
Quello che salta subito all'occhio è la diversità di stare in campo della squadra, di approccio e di proporre gioco. E tutto non può essere riconducibile alla mancanza di Candreva o al 4-3-3. C'è altro che non collima. Inzaghi, affare Keita a parte, ha sicuramente il rispetto del gruppo, ma per quello che si vede sul terreno di gioco ancora non riesce a comunicare al meglio le sue idee di calcio che saranno ben diverse da quelle che si vedono ogni domenica. Almeno è quello che sperano la maggior parte dei tifosi perché altrimenti sarà un'altra stagione difficile. Da lui ci si aspetta qualcosa di più dell'aspettare, prendere palla e ripartire, come è successo a Bergamo e in parte con il Pescara, considerata l'enorme delusione per l'anno scorso e la grande voglia di riscatto che dovrebbe mostrare la Lazio ogni domenica. Nell'ultima partita con l'Empoli ha lasciato esterrefatti la differenza tra i due tempi: Lazio vogliosa e generosa nel primo, totalmente arrendevole e sconclusionata nel secondo.
INCOMPRENSIBILI
Il passaggio dal 4-3-3 al 3-5-2 è andato bene con la Juve, ma dopo ha lasciato un po' a desiderare, perché è apparso più improvvisato che frutto del lavoro di settimane. D'altronde in ritiro è stato provato sempre e solo il 4-3-3. Giocatori schierati in campo, ma messi lì più ad occupare uno spazio o una zona, senza dare la sensazione di far parte di una squadra compatta ed organizzata. Alcuni si impegnano, altri no. E quasi tutti danno la sensazione di non saper cosa fare quando si deve creare e imporre il proprio gioco. Capita a Felipe Anderson attualmente più preoccupato a rincorrere gli avversari che fare l'esatto contrario. E' successo ad Immobile con l'Empoli partire in avanti e non avere l'appoggio di più compagni per avviare uno schema o altro. E quello che preoccupa maggiormente è che schemi e trame di gioco a Formello vengono provate ogni giorno. È lo stesso Lulic a spiegarlo: «Prepariamo tutto in settimana, ma in partita non riusciamo a metterli in pratica». Di lavoro, insomma, c'è n'è tanto da fare e, probabilmente, alla fine qualcosa di buono verrà anche fuori, ma è altrettanto vero che il tempo scorre e bisogna agire in fretta.