Lazio, emergenza infinita: nove infortuni muscolarei e sei articolari

Lazio, emergenza infinita: nove infortuni muscolarei e sei articolari
di Alberto Abbate
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Sabato 22 Ottobre 2016, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 13:13
Mai un Laziaretto così. E nello stesso momento, il più delicato. La Lazio vola a Torino senza mezza spina dorsale (de Vrij-Bastos-Biglia), senza due terzini sinistri (Radu squalificato e con una caviglia malconcia, Lukaku ai box per una distorsione), con Milinkovic acciaccato (contrattura ai flessori). Meglio nemmeno guardarla la panchina (Prce unico centrale, Leitner e Murgia a centrocampo), o forse sì. Perché la sfiga si sarà pure trasferita a Formello ma la coperta era già corta a fine agosto (sul mercato) per potersi riparare dal gelo. Stia lontano, Immobile, anche lui già un po' affaticato dopo la Nazionale, si sa mai dovesse venirgli un raffreddore: c'è solo Djordjevic, fin quando Inzaghi non deciderà di trascinarsi il baby Rossi. Già domani in difesa sarà costretto ad affidarsi all'inedita coppia Wallace-Hoedt, 44 anni in due, in campo insieme soltanto negli ultimi 22' col Bologna. Non c'è altra possibilità, nemmeno quella di passare a tre dietro. Obbligato il 4-3-3, col rientro di Basta (out da tre partite) a destra e il dirottamento di Patric a sinistra. Perché Lulic deve per forza rimanere a centrocampo con Parolo ancora in regia (d'aiuto alla difesa, quasi come terzo centrale aggiunto) e Cataldi finalmente - per la sua gioia - mezz'ala. Non lasciatevi ingannare dalle ultime prove: travolto dalla jella, almeno Inzaghi si rifugia dietro un minimo di pretattica.
LA SFIDA
Avrebbe voluto affrontarla in tutt'altra maniera, Simoncino, la sua sfida nella sfida con Mihajlovic. Ex compagno dello scudetto del 2000, ora nemico granata. Anzi, già ad aprile-maggio rivale per la sua stessa panchina. A Milano lo davano tutti alla Lazio al suo posto: a Lotito piaceva Sinisa, lo incontrò addirittura due volte (prima per dargli il posto Petkovic, poi di Reja) pur di portarlo a Formello. Dove l'ex difensore sarebbe tornato di corsa, a patto di superare un'antica divergenza, risalente al 2005, col ds Tare. Alla fine eccolo alla corte di Cairo, forse gli è andata meglio sul mercato: «Se dovessi scegliere fra le due rose preferirei allenare quella granata - assicura il doppio ex Fiore - perché è più ampia». Mai opinione fu più azzeccata alla luce del quattordicesimo e quindicesimo ko biancocelesti in due mesi esatti. Dal 21 agosto già nove infortuni muscolari (di piccola o grande entità) e sei articolari. L'ultimo, la frattura (un'infrazione) al quinto metatarso di de Vrij però, è il più tosto da mandar giù: Stefan vuole farcela a tutti i costi per il derby del 4 dicembre, ma sarà un'impresa.
GLI INTERROGATIVI
Un contrasto avverso come il fato. Eppure il nuovo staff medico torna comunque sotto accusa: «Se de Vrij s'era fatto male mercoledì perché forzarlo nell'allenamento di giovedì?», la domanda pertinente di molti laziali. Stefan sentiva dolore nel pomeriggio ad Amatrice, perché far passare altre 24 ore per la lastra? In campo il giorno dopo rischiava persino di far diventare l'infrazione scomposta. Adesso occhio a Milinkovic affaticatissimo, dopo la Serbia e il Bologna: Inzaghi valuterà oggi se portarselo, ma guai a ripetere quanto accaduto con Biglia (ricaduto in una lesione di 2° grado). Anche perché a Formello sono in tanti coi muscoli a pezzi. Giocano troppo gli stessi, deve andarci piano il preparatore Ripert, anche secondo il nuovo staff sanitario. A inizio stagione aveva promesso di svuotare l'infermeria, rispetto alla gestione precedente. Che guadagnava 5 volte (e invocava altri investimenti per macchinari) rispetto a quello attuale del Cto. Meno spese, più infortuni? Sì, a caro prezzo.