Lazio, Felipe Anderson fa rima con Champions League

Lazio, Felipe Anderson fa rima con Champions League
di Emiliano Bernardini
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Mercoledì 25 Aprile 2018, 07:30
«Ci ritorni in mente forte come sei» è il motivetto più fischiettato dai tifosi della Lazio. E il pensiero non può che correre a Felipe Anderson. Non solo per la sua chioma di battistiana memoria ma perché domenica sera i biancocelesti all’Olimpico di Torino si giocheranno una gara fondamentale per trasformare in realtà un sogno chiamato Champions League. Proprio in quell’Olimpico dove nel 2015 il Pipe, con una doppietta, trascinò la Lazio di Pioli verso orizzonti non toccati da tempo. Iniziò proprio lì la rincorsa al terzo posto che quell’anno significò preliminari. Quest’anno, invece, anche la quarta piazza consentirà l’accesso diretto al trofeo europeo più importante di sempre. E allora non provarci sarebbe un delitto.
 
Soprattutto per quanto di bello fatto vedere fin qui dai ragazzi di Inzaghi che di diritto meriterebbero un posto sul podio del campionato. Ma alla Lazio, da sempre, nessuno regala mai niente e così sarà battaglia fino all’ultima giornata. Resta del rammarico per quei punti persi scioccamente per strada e per quelli tolti dagli errori arbitrali.

LIBERTÀ
Oggi come allora la squadra si aggrappa alla nuova luce di cui brilla Felipe Anderson. La stessa che allora illuminò la via da seguire. L’accelerazione fulmina a centrocampo, il tocco rapido a saltare Maksimovic, il colpo da biliardo tra tre uomini e la palla che s’infila all’angolo destro della porta di Padelli. Un raggio di sole che fece sbocciare la Lazio a primavera. Un gol che è rimasto nel cuore di Felipe: grande in una grande Lazio. In casa ha una gigantografia di quell’esultanza. Una corsa ad abbracciare idealmente i tanti tifosi biancocelesti. Dopo un inizio nero ecco nuovamente i colori. L’infortunio è alle spalle così come la saudade e le incomprensioni sul ruolo. Felipe è un anarchico e come tale non ama le regole. Preferisce infrangere i muri con la fantasia dei dribbling e la purezza della corsa. «Correre, correre, rapido, rapido» scriveva qualche giorno fa sui social network. Non vuole perdere il passo. E’ il suo momento e lo sa. Brucia le tappe per riprendersi quanto perso è il suo obiettivo. Ora che il bianco e nero ha lasciato spazio ai colori. Al ritmo di quel samba che lo fa sentire a casa. In famiglia. L’onnipresente sorella e ora anche la mamma è venuta a Roma per coccolare quel brutto anatroccolo che solo ogni tanto si ricorda di essere un cigno.

CRESCITA
Tre gol e sette assist non sono pochi per uno che è tornato in campo a metà dicembre (curiosità proprio in quel Toro-Lazio dello scandalo). In Europa ha trascinato quasi da solo la squadra ai quarti: decisivo con Steaua Bucarest, Dinamo e Salisburgo (andata). A detta dei compagni, è il più forte per distacco. Deve convincersene per primo lui, solo così potrà dimostrarlo finalmente al mondo. Quattro partite per riuscirci. Inzaghi non può e non vuole più rinunciarci. A patto che Felipe usi la testa. Molto spesso sotto quei ricci si sono annidati troppi «Io vorrei...non vorrei... ma se vuoi» che ne hanno condizionato la crescita. Niente più scuse da qui in poi perché, Felipe «questo è il tempo di vincere anche con te».
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