Lazio alla ricerca della squadra contro il clima dei veleni

In campo
di Emiliano Bernardini
3 Minuti di Lettura
Giovedì 29 Settembre 2016, 09:12 - Ultimo aggiornamento: 11:48

Spogliatoio unito, questo sconosciuto. Ed è stata proprio la mancanza di unità il problema della Lazio dello scorso anno e rischia di esserlo anche questa stagione. Gruppi e gruppetti hanno avvelenato l'aria finendo per soffocare i polmoni e facendo smettere molti di correre per gli altri. Che ci fosse una necessità di ripulire un po' era sotto gli occhi di tutti. L'errore è stato quello di non metterci subito mano. In estate il presidente Lotito ha provato a farlo eliminando qualche ramo marcio, ma inevitabilmente qualche scoria è rimasta. E le tracce sono ancor ben visibili.

 

Il caso Keita poi ha acuito il tutto, finendo per spaccare di nuovo un gruppo che unito proprio non era.

IL SENATO
Rispetto alla stagione passata sono cambiate anche le gerarchie. Il potere è passato di mano. Via Klose, Candreva e Mauri. Ora a fare da guida ci sono Radu e Lulic. Non a caso ad Auronzo di Cadore il bosniaco presenziava ad ogni conferenza ascoltando bene le parole di vecchi e nuovi. E in ritiro sono stati proprio loro due a dettare le regole nello spogliatoio e a provare a farle rispettare. Hanno storto il naso, per usare un eufemismo, quando il bizzoso Balde non si è presentato senza avvertire nessuno. Lo hanno riaccolto non senza una lavata di testa e una punizione. Le pizzette e i tramezzini offerti dal senegalese non sono bastati a calmare le acque el e partite di Keita durano sempre meno di 90 minuti.

PAROLE PAROLE
E poi quelle frecciate a parole: «Quando abbiamo la palla serve sapere dove darla, non andare da soli» sussurrava Lulic dopo la gara contro l'Empoli. Chiaro il riferimento al Balde giovane reo di essere stato troppo egoista in più di una occasione. E ieri a ribadire il concetto ci ha pensato Cataldi a cui Inzaghi ha consegnato il centrocampo dopo l'infortunio di Biglia: «In campo conta quanto il compagno si sacrifica per l'altro, conta quanto corri in più degli altri. Nello spogliatoio comunque bisogna fare le cose tutti insieme, sennò non si va da nessuno parte. Non ci deve essere una persona o due soltanto che fanno le cose, bisogna andare tutti insieme Dobbiamo andare oltre alcune situazioni che ci sono e voltare pagina. Una volta cambiate quelle, andando tutti nella stessa direzione, possiamo fare sicuramente bene». Frasi sibilline quelle di Danilo che si candida ad essere uno dei leader di questa Lazio. A buon intenditor... Intanto Inzaghi mentre cerca di curare lo spogliatoio prova a mettere mano anche al gioco della sua squadra. Per questo sta pensando di modificare nuovamente il modulo affidandosi ad 4-2-3-1 che gli garantirebbe più soluzioni offensive e maggiore equilibrio. Al momento è solo una ipotesi, la sensazione è che a Udine si vada avanti ancora con il 3-5-2.

TUTTI CAMERIERI
Ieri intanto Cataldi, Parolo, Strakosha e Prce si sono tolti scarpini e pantaloncini e hanno indossato i panni dei camerieri. Al villaggio So.Spe hanno servito alla cena di beneficienza il cui ricavato verrà devoluto alla popolazione di Amatrice, distrutta dal terremoto di un mese fa. Una serata organizzata dall'associazione di Suor Paola e che ha visto i calciatori della Lazio destreggiarsi in dribbling tra i tavoli con piatti e bicchieri in mano. Parolo si è rivelato un vero talento. A lui il compito di servire gli antipasti. Il centrocampista non solo l'ha fatto in modo perfetto ma spiegava anche ai commensali con dovizia di particolari ogni pietanza. Presente anche il patron Lotito per una serata con tanti sorrisi e senza pensieri.