Il crollo che chiude l’annus horribilis del calcio italiano

di Alvaro Moretti
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Lunedì 21 Maggio 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 09:00
Sul più bello si ferma la Lazio, non l’Inter di Spalletti. Dunque, niente accoppiata di Champions per Roma e le sue squadre. In Champions continua la sua corsa la Roma, non riesce a tornarci dopo 11 anni la Lazio, che tra le prime quattro della classifica c’era stata a lungo e con merito. Il verdetto è amarissimo, figlio di due match ball sprecati proprio nei giorni del grande tennis a Roma: niente vittoria a Crotone e incredibile ko interno nella finale di ieri all’Olimpico.

Due volte in vantaggio, poi preda di paure che l’avevano portata già fuori dall’Europa League, la squadra di Inzaghi si butta via – letteralmente – negandosi il salto di qualità. Un suicidio, che ricorda tanto quel Roma Sampdoria 1-2 all’Olimpico di qualche anno fa che spianò la strada dello scudetto proprio ai nerazzurri. La Milano del calcio fa pari, dunque: niente sorpasso della Capitale su quella che a lungo del calcio capitale è stata. Stavolta, dopo il drammatico 5 maggio del 2002, l’Inter contro la Lazio festeggia.

Un Olimpico come quello visto ieri sera avrebbe meritato di più, molto di più. L’esito è drammatico, per il crollo a dire il vero verticale nella partita decisiva della squadra di Inzaghi: si fa fatica, perciò a ricordare i tanti errori arbitrali di inizio stagione che hanno negato punti alla squadra del presidente Lotito. Sarebbero bastati e avanzati, ma l’occasione per decidere in proprio il destino di un popolo Immobile e compagni ce l’hanno avuta.

Nel primo anno di utilizzo del Var, l’ultimo verdetto del calcio tecnologizzato è stato giusto e coerente: Rocchi, l’unico italiano al Mondiale russo, si fa aiutare e corregge un errore contro la Lazio. In generale, le criticità in questo senso sono arrivate – soprattutto – da quegli arbitri che il Var non l’hanno utilizzato, o l’hanno fatto poco e male. Per il resto, in un calcio italiano in crisi politica costante e quasi irreversibile, questo è un segno positivo, che la Uefa dovrebbe prendere al volo, evitando lo scempio a cui ci ha fatto assistere in stagione (con tante situazioni indigeribili per le squadre italiane, ma non solo).

Alla Lazio, per tornare all’ultimo verdetto, resta una Supercoppa italiana vinta contro la Juve ad inizio stagione, troppo poco per quanto visto, premesso e promesso in una stagione così. In campo ha resistito de Vrij, grande difensore e persona seria: è già dell’Inter, ma il fallo da rigore su Icardi è figlio di altre colpe. Di un portiere rivelatosi inadeguato al dunque, di compagni di difesa non all’altezza della Champions.

Si ferma, però, sul più bello una squadra consumata, coi migliori messi ko da infortuni muscolari figli di fatica e sforzi eccezionali: si doveva e poteva fare di più per rendere più competitiva la squadra. A gennaio, quando ormai era chiaro che la grande e inattesa chance di cambiare il proprio futuro con una qualificazione nell’Europa che conta era concreta e meritata.

Passa l’Inter cinese, che a differenza del Milan altrettanto cinese, ha avuto un avvio di stagione sorprendente e – a questo punto decisivo – visto l’esito finale della corsa al quarto posto. E dunque, Milano e la sua Scala del calcio (San Siro) sarà della partita che conta nel calcio 2018-2019.

Nell’annus horribilis del calcio italiano, con la Nazionale clamorosamente fuori dai Mondiali dopo 60 anni, il verdetto in continuità è ancora una volta quello che riguarda lo scudetto. Al netto di polemiche che sanno di manierismo (pensiamo a certe rivendicazioni postume di De Laurentiis) la Juve ha ri-vinto con merito. S’interroghino gli altri sul fatto che un club uscito a pezzi da Calciopoli, nel 2006, in B e quasi fallito, concedendo due anni di vantaggio a tutte le altre si ritrova ora con un simile vantaggio tecnico, economico e organizzativo su chi ha provato – sempre da lontano – ad avvicinarsi.

I verdetti in coda sono legittimi nelle retrocessioni di Benevento (svegliatosi troppo tardi dopo i record negativi di avvio stagione, ma bella la solidarietà del proprio pubblico nella cattiva sorte) e Verona. Fa discutere il terzo verdetto, col Crotone condannato dalle solite circostanze di fine stagione, con gli incroci di calendario che decidono più dei centravanti. Il finale di stagione è un trittico di partite della Nazionale del nuovo ct, Mancini.

Che non può mettere mano ad un capitale umano tanto differente da quello che portò lo sventurato Ventura allo choc di Italia-Svezia. I campioni non ci sono e quelli vintage, sono da archiviare, come il grande Buffon. Mancini, però, ha un entusiasmo grandissimo e riparte dal punto più basso: tendenzialmente, può solo far crescere l’Azzurra che in estate ci mancherà. Compenseremo con qualche sogno in libera uscita, con l’attesa di una nuova stagione. Con Juve, Napoli, Roma e Inter in Champions a far di conto sui milioni che possono consentire nuovi investimenti e – forse – allargare un solco con chi – come la Lazio e forse il Milan – resta fuori dal torneo calcistico più importante
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