La scorsa stagione poteva essere stata la prima fortunata, la conferma e il miglioramento d’Inzaghi in quest’inizio campionato certificano che il talento non è più misurato in mezza giornata. Marotta sentiva parlare di lui da anni, Paratici lo conosce da quando è nato, lo ha sempre ritenuto un predestinato. Il ds bianconero e Inzaghi sono cresciuti insieme, vacanze insieme, famiglie amiche, solo carriere separate. Perché mentre Simone diventava goleador nella loro Piacenza, Paratici si toglieva le scarpe da calcio a Brindisi e non le rimetteva più. Aveva 31 anni, come giocatore non era un talento, i talenti però ama scovarli e da tempo ha carpito quello del fratellino Simone da allenatore. Lontano dai microfoni i complimenti sono continui e forse solo il preambolo per rapirgli il cuore.
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A Formello si sono accorti che ora sono tutti pazzi d’Inzaghi. Forse per questo una volta Lotito lo rinnegava dall’ordine dei maghi e adesso invece Tare se lo coccola senza troppi giri vaghi: «Grazie all’ottimo lavoro di Simone con la Juve sarà una sfida di vertice». Inzaghi non sbaglierà panchina perché la Lazio ce l’ha davvero nel corpo e nell’anima, il suo obiettivo adesso è salire il più possibile in cima. Per il futuro tuttavia la società comincia ad avere qualche timore. Non a caso, dopo averlo blindato in estate con un rinnovo da 1,2 milioni, si starebbe valutando la possibilità d’inserire anche nel suo contratto una clausola rescissoria valida solo per l’estero. Inutile però adesso guardare troppo più in là, Inzaghi fra soli quattro giorni sogna un’altra impresa: «Andremo a Torino per giocarcela. Abbiamo già battuto i bianconeri quest’estate – chiosa il ds Tare - ma in casa loro sarà molto più difficile». Eppure c’è un meraviglioso vento che soffia dal 1998, quando la Lazio vinse la Supercoppa con la Juve e poi il 6 dicembre espugnò il Delle Alpi con Salas in campionato. All’Allianz sembra tutta un’altra storia negli ultimi sei anni, senza considerare che i biancocelesti non battono in Serie A la Juve dal 2003 (da allora 19 vittorie bianconere e 6 pari), quando Corradi e Fiore stesero Lippi. Inzaghi vuole mandare ancora Allegri al tappeto, in panchina è ancora biancoceleste l’amuleto.
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