La Lazio cambia spesso faccia ma il risultato è sempre lo stesso

La Lazio cambia spesso faccia ma il risultato è sempre lo stesso
di Emiliano Bernardini
3 Minuti di Lettura
Sabato 30 Settembre 2017, 07:30
La Lazio sa solo vincere. Avvincente in campionato, sbarazzina in Europa. Con il successo contro lo Zulte Waregem sono saliti a sette i successi su nove gare disputate. Un pari contro la Spal e una sconfitta con mille attenuanti col Napoli. Ma forse proprio grazie a quella sconfitta Inzaghi ha scoperto un’altra Lazio. Sbagliato definirla di riserva, più giusto considerarla alternativa. E allora anche con una formazione molto rimaneggiata il risultato è sempre lo stesso: vittoria. E pensare che i biancocelesti hanno giocato gran parte di questo tour de force senza sette titolari. Non c’è dubbio, quest’anno la rosa ha una qualità superiore rispetto a quelle degli anni passati, ma, inutile nasconderlo, gran parte dei meriti vanno ad Inzaghi e al suo staff. Il tecnico laziale è stata un’autentica rivelazione. Ha lavorato in silenzio, nello scetticismo generale e spesso con il vento contrario. Ed è forse proprio per questo motivo che il gruppo si è compattato e lo spogliatoio è di marmo. Tutti per uno e uno per tutti. Come i moschettieri. Immobile è l’uomo immagine di un gruppo di ragazzi che si diverte e fa divertire. E soprattutto ha riportato quella Lazialità che da tempo sembrava perduta.
UNICO CREDO
Il credo è il 3-5-2. Simone non lo ha rinnegato nemmeno di fronte all’allarme rosso suonato forte contro il Napoli: tre difensori centrali finiti ko, ai quali va aggiunto anche Wallace infortunatosi con il Milan. Inzaghi e il suo secondo Farris, il mago della difesa, hanno plasmato il materiale a loro disposizione e così il trio Patric-luiz Felipe e Radu in due gare non hanno subito nemmeno un gol. Applausi. La vera bravura del tecnico è proprio quella di saper motivare tutti. Di far sentire tutti indispensabili alla causa. Non importa se dietro la maglia c’è scritto Leiva o Di Gennaro, Milinkovic o Marusic. Chiunque entra è un titolare. Si spiega così il fatto che la Lazio cambia faccia ma il risultato finale no. L’emblema è Luis Alberto: da Carneade a fenomeno. Lo spagnolo lo scorso anno ha passato la stagione ai margini, ora è un titolare inamovibile. Indispensabile verrebbe da dire. Ha ascoltato Simone, si è fidato di lui e ora raccoglie i risultati. Non sarà mago Merlino, ma i numeri dicono che è un tecnico forte. In Europa in tante gli fanno la corte, ma come ribadito più volte adesso ha occhi solo per la Lazio, il suo unico amore.
CIRO SU TUTTI
Inzaghi ha ruotato 20 giocatori finora e non ha ancora avuto a disposizione Felipe Anderson e Nani. Il potenziale è ancor più grande e allora spazio alla fantasia. E poi i tanti giovani fiore all’occhiello: Strakosha, Murgia, Palombi. Finora sono nove i giocatori andati in gol. Segnano praticamente tutti e le reti arrivano da ogni settore del campo. In difesa hanno timbrato il cartellino de Vrij e Bastos, a centrocampo Marusic, Milinkovic, Murgia e Parolo. In avanti Luis Alberto, Caicedo e Immobile. Tutti dietro a Ciro, che in questa stagione ha segnato 12 gol in maglia biancoceleste. E adesso in tanti si domandano “Come può uno scoglio arginare il mare”?
© RIPRODUZIONE RISERVATA