Lazio, a Keita i gol non bastano per far pace con i senatori

Lazio, a Keita i gol non bastano per far pace con i senatori
di Valerio Cassetta
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Martedì 27 Settembre 2016, 12:10 - Ultimo aggiornamento: 12:25
Non bastano pizzette e tramezzini per far tornare tutto alla normalità. Le scuse di Keita prima della trasferta di Verona gli hanno permesso di allenarsi di nuovo in squadra, ma la pace, quella vera, sembra essere ancora lontana. Rivalità, competizione e gelosia talvolta spaccano gli spogliatoi anche più uniti, figuriamoci quelli privi di grandi personalità, dove basta qualche stagione in più sulle spalle per sentirsi leader. Questione di gradi: generali e soldati. E' il minuto 38 di Lazio-Empoli. Keita viene atterrato da Cosic, l'arbitro Fabbri fischia la punizione dal limite. Quella è la posizione perfetta per Biglia, il migliore dei tiratori di Inzaghi. Peccato che l'argentino sia uscito da oltre mezzora per infortunio. Sulla lista stilata da Inzaghi e il secondo nell'ordine è Cataldi, ma da lì sono in tanti che potrebbero calciare. Tra questi anche Balde, che infatti si rialza in fretta e va a prendere il pallone. Parolo glielo toglie di mano. Questione di regole. Alla fine è capitan Radu a calciare, non certo uno dei primi sul fogliettino di Inzaghi. La sua conclusione è impietosa.

RIMPROVERI
Keita continua a galoppare, cercando la doppietta. Pecca di egoismo e sia Immobile che Inzaghi non mancano di farglielo notare, urlandogli addosso. Così come Lulic, l'altro senatore che non ha ancora perdonato i suoi capricci estivi: «Quando abbiamo palla, bisogna sapere dove darla, non andare da soli». Balde è il più pericoloso è sempre più decisivo: 2 assist e 1 gol, in 178 minuti giocati e c'è il suo scarpino in 7 dei 10 punti conquistati dalla Lazio. È sempre lui a sfiorare il secondo gol con un tiro a giro, che esce di poco. Subito dopo il tecnico lo sostituisce con Lukaku: «Non ha ancora i 90 minuti nelle gambe». La spiegazione è poco convincente. Keita continua a ballare da solo, a parte l'amico Felipe, sono in tanti quelli che non vogliono danzare con lui.