Keita, un part-time per l'Europa

Keita, un part-time per l'Europa
di Alberto Abbate
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Giovedì 23 Marzo 2017, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 14:59
Stavolta non l’ha perso. Mamma, non parte l’aereo. Keita bloccato a Parigi con la Nazionale senegalese. Questione di visti prima del decollo per la Gran Bretagna: messa persino a rischio l’amichevole di oggi a Londra contro la Nigeria. Il Balde giovane e altri 10 leoni in gabbia all’Hotel Millennium da lunedì per l’assenza dei passaporti. Keita non ha mai ottenuto quello spagnolo, alla Lazio occupa una casella da extracomunitario.

 
A giugno la lascerà libera. E’ ancora tutto da scrivere il suo futuro, ma senz’altro non sarà più biancoceleste. A meno che Lotito non decida di trattenerlo a scadenza sino al 2018. Dipenderà da quali offerte arriveranno nei prossimi mesi. Già ora il Napoli sarebbe tornato alla carica, offrendo Zapata in cambio (dopo averlo prelevato dall'Udinese). Il senegalese era restio no al trasferimento all’ombra del Vesuvio, ma De Laurentiis non molla. Magari cambierà qualcosa a giugno, ma in Italia Keita si vede solo alla Juve o all’Inter (titubanze anche sul Milan senza i cinesi). Nessuna chiusura nemmeno al mercato estero o al ritorno in Liga. Eppure papà Inzaghi prova ancora a fargli cambiare idea. 
PART-TIME
Complice la squalifica di Milinkovic, domenica rieccolo titolare in campo a Cagliari. Troppo fumo e poco Keita. Era successo anche con l’Udinese, adesso a Formello ci si torna a interrogare sull’utilizzo del Balde giovane sino a fine stagione. Uno che spacca le partite quando entra in corsa, ma che diventa invece spesso una carta sprecata dall’inizio. Tre (su 4, compreso il derby d’andata di Coppa Italia) assist e 2 gol (contro Empoli e Torino) da subentrato nelle ultime sette gare. A inizio anno, una volta reintegrato, Keita aveva dimostrato d’essere cresciuto e di poter essere letale anche nell’undici titolare. Adesso invece Keita part-time potrebbe tornare ad essere l’arma in più per il rush finale. Non ci sono altri appigli in panchina (lo si è visto con Djordjevic e Luis Alberto al Sant’Elia), anche se secondo Tare molti avevano la testa già alla Nazionale. 
MEDIA EUROPA
Poco importa questa piccola frenata. A Formello, con questo punto e in questa sosta, si cominciano comunque a fare i primi conti per un’abbuffata. Dal primo aprile mancheranno 57 giorni - 62 nella migliore delle ipotesi, se dovesse essere centrata la finale di Coppa Italia del 2 giugno - e 10 (o 11) partite. In campionato, nelle 9 giornate rimanenti, a Simoncino basterebbe in teoria viaggiare alla stessa marcia del girone d’andata (16 punti, 1,7 punti a partita) per centrare quota 73 lunghezze in classifica e quindi l’Europa. E’ vero che questa serie A va al rialzo, ma l’anno scorso l’Inter con 67 punti fece il balzo. Quarto posto così acciuffato, adesso la Lazio medita un replay calcolato.
MATURAZIONE
All’andata arrivarono i trionfi con Sassuolo, Genoa, Palermo, Sampdoria, Fiorentina e Crotone, il pari di Napoli e i ko contro Roma e Inter. Adesso Inzaghi avrà pure gli contri diretti con i partenopei e i nerazzurri in casa, potrà comunque contare sull’Olimpico nei derby. Senza dimenticare già la crescita evidente nei big match. E di conseguenza negli stessi punti: alla decima giornata la Lazio ne aveva 18, nel girone di ritorno è 20 con lo stesso numero di gare. Una media perfetta di 2 punti a partita. E, a quota 57, già 3 in più del risultato finale della scorsa deludente (54) stagione. Con un volo ancora infinto a nove giornate da un sogno inizialmente proibito. 
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